venerdì 16 dicembre 2016

Natale: cantare la liberazione

Sei uomini cantano in una chiesa vuota. La loro canzone è da brividi

Ecco la toccante esibizione di sei uomini che iniziano a cantare all'interno di una chiesa vuota . Quando sentirete le loro voci insieme vi verrà la pelle d'oca. 



Vedere degli uomini che cantano in chiesa con molta passione non può che essere uno spettacolo davvero meraviglioso. Ci sono, infatti, tantissimi uomini e donne che si dilettano nel canto e che per questo non perdono occasione per poter coltivare la propria passione.
La passione per il canto e la musica spinge infatti queste persone a sfruttare ogni occasione per poter cantare davanti agli altri. In questo caso ad esibirsi sono ben sei uomini che iniziano a cantare all’interno di una chiesa vuota, dando vita ad uno spettacolo davvero meraviglioso.

Peter Hollens, questo il nome di uno degli uomini, è un cantante pop molto famoso, che ha oltre 1 milione e mezzo di follower sui social che seguono costantemente le sue esibizioni e relativi video che totalizzano di volta in volta visualizzazioni da record.


In questo video, in particolare, l’uomo duetta con gli Home Free in un’esibizione che non potrà che farvi venire la pelle d’oca. I sei uomini, che inizialmente si trovano all’interno di una chiesa vuota, intonano a cappella una delle canzoni più belle ed emozionanti di sempre “Amazing Grace”

Basta poco per rendersi conto del grande talento di questi uomini che cantano insieme e che sfoggiano in modo delicato la loro voce davvero pazzesca. Momenti particolarmente intensi, carichi di emozioni che ci faranno capire quanto, uniti al talento, gli uomini possano dare vita dei grandi risultati a degli emozionanti.


Sei uomini cantano in una chiesa vuota. La loro canzone...


Il titolo, che significa "grazia meravigliosa", fa riferimento a diversi passi biblici:« Per questa grazia, infatti, siete stati salvati mediante la fede; questo non viene da voi ma è grazia di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.

L'autore è John Newton, ex capitano di navi negriere, e può considerarsi un inno di ringraziamento a Dio per la grazia della sua conversione, tanto più "sorprendente", quanto più infima era la sua professione. Il percorso che portò l'autore alla riscoperta del cristianesimo fu lungo e tormentato: orfano di madre a sei anni,all'età di undici anni decise di seguire le orme del padre marinaio abbandonando gli studi classici intrapresi. Trascorse l'adolescenza nella Marina Britannica, non senza problemi perché venne messo ai ferri per motivi disciplinari e successivamente fu venduto ad un colono della Sierra Leone. In seguito a questi eventi perse la fede giungendo a fare professione di ateismo e ad assumere volutamente comportamenti empi e irriverenti. 

Riuscì ad evitare un destino di schiavitù arruolandosi come marinaio semplice su un'imbarcazione, e riuscì in seguito a fare carriera diventando capitano di imbarcazioni negriere intorno alla metà del Settecento. Nelle sue memorie lascia un ricordo di quel periodo, che doveva segnare profondamente la sua coscienza, e del disagio che lo condurrà infine all'abbandono di quella professione e alla conversione religiosa:

« Durante il tempo in cui ero occupato nel commercio degli schiavi, io non ebbi mai il minimo scrupolo in quanto alla legittimità di tale traffico. In generale io ne ero soddisfatto, come di una cosa che la Provvidenza stessa mi aveva destinato, sebbene per molti riguardi era lungi dall'essere di mia scelta... Io considerai me stesso come una specie di carceriere o di guardiano e alle volte ero disgustato di un impiego dove non si trattava d'altro che di ceppi, catene e ferri. Considerando questo, io avevo spesso pregato il Signore che egli, a suo proprio tempo, si compiacesse di situarmi in situazione più umana...

Sposatosi con Mary Catlett, della quale era realmente innamorato, si riavvicinò gradualmente alla fede, iniziando a dedicare alla preghiera un'ora ogni sera e obbligando anche i suoi marinai, la domenica, a pregare insieme. 

Probabilmente fu la lettura dell' Imitazione di Cristo, testo spirituale medievale forse opera del monaco Tommaso da Kempis, a risvegliare in lui il desiderio di riavvicinarsi alla fede, ma sicuramente ebbe influenza anche il fatto di essere scampato a morte quasi certa durante una terribile tempesta. 

Da quel momento iniziò a crescere in lui il disagio per l'attività che conduceva, e per quanto inizialmente tentasse di conciliarla con la ritrovata fede cristiana, adoperandosi per rendere più umane le condizioni degli schiavi trasportati, si rese infine pienamente conto dell'impossibilità di farlo, e decise di abbandonare il lavoro sulle navi che operavano la tratta. Il cambio di occupazione lo portò a diventare ispettore delle navi al porto di Liverpool

Tuttavia la maturazione della conversione avvenuta a bordo delle navi negriere lo portò ad una ricerca spirituale sempre più profonda che culminò nella vocazione religiosa. Incontrò diverse difficoltà nel realizzare questo desiderio, a causa della mancanza di un titolo di studio adeguato, tuttavia grazie all'intercessione di un amico influente riuscì infine a diventare pastore della parrocchia di Olney, dove si guadagnò presto l'affetto e la stima dei parrocchiani per i suoi modi franchi e decisi. S'impegnò nella stesura di testi abolizionisti (come i Pensieri sulla tratta degli schiavi africani, 1788) dove contrastava le teorie degli schiavisti, e scrisse inoltre degli inni notevoli contenuti in Olney Hymns

Dopo aver servito per diciassette anni la parrocchia di Olney, gli venne affidata la chiesa di St. Mary Woolnoth a Londra, dove rimase altri ventisei anni e dove poi morirà. Fino all'ultimo, malgrado problemi di salute che lo ridussero quasi cieco e la memoria che cominciava ad abbandonarlo, volle continuare a testimoniare la propria conversione, considerata una "meraviglia della grazia di Dio", per indicare che, se aveva toccato lui, nessun peccatore ne era escluso, qualunque fossero i suoi peccati. 

Diceva infatti: «Come potrebbe un vecchio persecutore dell'Africa smettere di parlare fino a che può farlo?». E ancora: «La mia memoria è quasi del tutto svanita, ma ricordo due cose: che io sono un grande peccatore e che Cristo è un grande salvatore».

Morì nel 1807, esattamente l'anno che vide l'abolizione della tratta degli schiavi in tutti i domini inglesi. Sulla sua lapide sono incise, per sua volontà, le parole pronunciate poco prima di morire:
« John Newton, ecclesiastico, un tempo un infedele e un libertino, servo degli schiavisti in Africa, fu, per grazia del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, conservato, redento, perdonato e inviato a predicare quella Fede che aveva cercato di distruggere. »
 
https://it.wikipedia.org/wiki/Amazing_Grace

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