sabato 30 gennaio 2016

Caro don Carron

COMUNIONE E LIBERAZIONE????



Caro don Carron,

ho letto il suo intervento sul Corriere della Sera e confesso di esserne rimasto profondamente deluso. Ho deciso pertanto di scrivere queste poche righe. Don Carron, parliamoci da prete a prete! Noi non abbiamo a velarci con ambagi intellettuali per diluire ciò che Dio ci ha chiamato ad essere, ossia ministri della sua redenzione, amministratori del suo sangue effuso generosamente e totalmente per la remissione dei peccati. Ad essere preti, insomma; ciò che in lei é sempre stato difficile purtroppo vedere. 
Bando dunque agli intellettualismi, agli “essenziali”, agli “incontri” ed andiamo al sodo che evitiamo di dirci  in questo clima clericale politicamente corretto,  interessato a far facile carriera e privo di quel “ coraggio di essere sgradevoli”. A noi ci deve stare a cuore la salvezza delle anime, che è la suprema lex ecclesiae, e tutto il nostro essere ed agire dev’essere perché gli uomini nostri fratelli siano in grazia di Dio. Diceva il beato Paolo VI: “ lo scopo essenziale del suo ministero (sacerdotale), è quello di mettere le anime in grazia di Dio” (28-02-1978). Chiaro?! Allora è mai possibile che noi non riusciamo a dare, conoscendolo per giunta, visto che Dio si è premurato di farci sapere come la pensa, nessun giudizio su questo unioni? Le chiedo e la prego di non sfuggire da questo interrogativo: queste unioni sono secondo la volontà di Dio si o no? Chi si mette convintamente e deliberatamente in tale situazione non corre nessun rischio per la propria salvezza eterna? Possiamo dormire tranquilli sapendo che su questa materia non abbiamo detto tutto ciò che la rivelazione ci ha fatto conoscere? 
Quali maglie larghe avrà il nostro esame di coscienza – posto che ancora lo facciamo – se facciamo passare questi atteggiamenti che sono vere e proprie omissioni di cui Dio ci chiederà conto? Un politico forse potrà giocare su un altro piano dicendo che l’importante è che non ci sia equiparazione tra la famiglia fondata sul matrimonio e altri tipi di unione, ma noi possiamo limitarci a questo? Non ci risuona nelle orecchie l’ammonimento di S. Paolo?: “e pur conoscendo il giudizio di Dio … non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa” (Rm 1, 32). E noi sappiamo bene a cosa si riferiscono tali parole dell’apostolo. 
Lasciamo gli altri, don Carron, ma noi lo sappiamo  che non tutti i desideri son buoni e che ci sono “quelli della carne che fanno guerra a quelli dello spirito” ( Rm, 8, 6-7). Perché allora battezzarli tutti come fa lei? Certo possiamo dire che anche l’uomo che suona la notte al postribolo – come diceva Bruce Marshal – c’è la ricerca di infinito, cioè di Dio. Ma anche in chi si fa una dose di eroina allora! Ciò non di meno né i loro desideri né le loro pratiche vengono da Dio. E noi sappiamo da chi vengono: dal principe di questo mondo. 
Perché poi parla di “valori tradizionali”? Noi non difendiamo un dato meramente tradizionale, ma naturale. Anche le unioni civili, se verranno approvate, fra cento anni diventeranno tradizionali. Il dato naturale noi lo difendiamo a denti stretti, non solo perché voluto da Dio, ma perché è il presupposto senza il quale la grazia non agisce. Gratia supponit naturam, ma non una natura alterata e rifatta a tavolino dagli uomini. Mi fermo qui don Carron, non vado oltre. E’ un invito a fare meno chiacchiere, meno accademia  a renderci conto che le anime valgono il sangue di Cristo, che la possibilità di perderci eternamente non è uno spaventapasseri, a prendere il vangelo con la sua esigenza di croce, senza la quale nessuno di noi può dire di seguire davvero il Signore. Noi abbiamo da render conto a Dio nel giorno del giudizio, né al papa, né alla conferenza episcopale, né al parlamento ne alle tribune giornalistiche. 
Ma ricordiamoci: non risponderemo solo per noi stessi, ma per tutte le anime che il Signore come ministri suoi ci ha consegnato. Bastino a me e a lei le parole del papa Paolo VI, che solo a volerlo, e non lo volle, avrebbe potuto essere molto popolare in quegli anni turbolenti: “Non dovremo temere, un giorno, d’essere forse in una minoranza, se saremo fedeli; non arrossiremo dell’impopolarità, se saremo coerenti; non faremo caso d’essere dei vinti, se saremo testimoni della verità e della libertà dei figli di Dio (Cfr. Rom. 8, 21). ( Udienza Generale 11.02.1976)
Un povero prete che deve tanto al movimento

http://oblatiorationabilis.blogspot.it/2016/01/da-prete-prete-una-risposta-don-carron.html?m=1

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