domenica 11 ottobre 2015

Sinodo in confusione e il saggio Mons. G. Babini

Sinodo in confusione. La "Relatio finalis" tra gli oggetti smarriti





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Il primo a mettere in dubbio che una "Relatio finalis" vi sarà, al termine di questo sinodo, è stato il cardinale di Manila Luis Antonio Gokim Tagle, uno dei quattro presidenti delegati dell'assise.
Venerdì 9 ottobre, in conferenza stampa, il cardinale si è riscoperto storico della Chiesa – come in effetti è, con la "scuola di Bologna" – è ha ripercorso la sequenza dei sinodi, dal primo con Paolo VI all'attuale. Con un botto finale che ha lasciato tutti di sasso:
"In passato i circoli minori proponevano proposizioni per il Santo Padre, che poi scriveva una esortazione post-sinodale, ma i primi sinodi di Paolo VI non finivano con una esortazione papale. Paolo VI permise al sinodo di pubblicare il proprio documento finale, e solo con la 'Evangelii nuntiandi' iniziò la pratica delle 'propositiones' per l'esortazione papale, ma suppongo che non sia obbligatorio. Oggi, a questo riguardo, attendiamo la decisione del papa".
Attendiamo?
Ma non era stato detto e ridetto, l'ultima volta il 5 ottobre in apertura dei lavori, in forma ufficialissima, dal segretario generale del sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, che una "Relatio finalis" ci doveva essere e doveva essere discussa e votata e infine consegnata al papa, e che a questo approdo tutti i lavori del sinodo erano finalizzati?
E non era stato papa Francesco, lui di persona, a nominare il 2 ottobre una commissione di dieci cardinali e vescovi in rappresentanza dei cinque continenti proprio "per l'elaborazione della relazione finale"?
E il meticoloso calendario del sinodo reso pubblico il 2 ottobre non dedica forse ben quattro giorni, dal 21 al 24 del mese, alla scrittura della "relazione finale", alla sua presentazione in aula, alla discussione e presentazione delle osservazioni scritte, alla riscrittura della stessa, alla sua ripresentazione in aula e alla sua votazione definitiva?
Come non detto. Alla fine della prima delle tre settimane del sinodo, improvvisamente nessuno sa più come il sinodo andrà a finire.
Sabato 10 ottobre è toccato a padre Federico Lombardi confermare che il sinodo ha perso la bussola:
"Riguardo alle votazioni, la maggioranza dei due terzi si pone solo nella relazione finale. Ovviamente se ci sarà. Perché ancora non abbiamo la certezza di come avverrà la conclusione, cioè se ci sarà un documento finale. Vedremo se il papa darà delle indicazioni precise".
Lombardi rimanda a quanto detto il giorno prima dal cardinale Tagle. Che in effetti aveva anche aggiunto qualcosa d'altro, e di molto appropriato:
"Il metodo nuovo adottato dal sinodo probabilmente è costato un po' di confusione, ma è bene essere confusi ogni tanto. Se le cose sono sempre chiare non sarebbe più la vita vera".
Sta di fatto che in nome di questa "vita vera" non solo non vi sarà più una classica esortazione post-sinodale del papa, ma forse nemmeno più una "Relatio finalis" dei lavori del sinodo stesso, votata punto per punto. In questo caso a chiudere tutto – per modo di dire, perché qui l'incompiutezza regna sovrana – sarà solo un discorso di papa Francesco.
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Ma non è finita. Perché il 10 ottobre padre Lombardi ha dato notizia di un altro cambiamento avvenuto in corso d'opera.
Stando al calendario del sinodo, la discussione sia in aula che nei circoli minori avrebbe dovuto seguire l'ordine delle tre parti del documento base, l'"Instrumentum laboris", con ognuna di esse introdotta ogni volta da una "presentazione del relatore generale", il cardinale Péter Erdõ.
Invece al cardinale Erdõ – autore il 5 ottobre di una formidabile relazione generale introduttiva che ha seminato il panico tra i novatori – non è più stato dato il microfono per tornare a presentare le tre parti dell'"Instrumentum", e gli interventi in aula sono andati avanti per conto loro. Col risultato che sabato 10 ottobre già si è cominciato a parlare in aula della parte terza, quella più appetibile, con i piatti forti del divorzio e dell'omosessualità, mentre nei circoli linguistici ancora si andava avanti fino a mercoledì 14 a discutere e votare sulla seconda parte del documento.
Il 10 ottobre padre Lombardi ha detto serafico che degli interventi in aula in anticipo sui tempi, quelli dedicati alla terza parte dell'"Instrumentum", avrebbe dato conto ai giornalisti un paio di giorni più in là. Per non far confusione.
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Gli ultimi tre servizi di "www.chiesa":
10.10.2015
> Sinodo. Un tweet non fa primavera
Mai così segreti i lavori dell'assise. Inservibili le notizie fornite dai canali ufficiali. Inesistenti le traduzioni per i padri che non conoscono l'italiano. Il simbolico gesto di rottura dei vescovi polacchi
8.10.2015
> Sinodo. Il primo colpo a segno è dei conservatori
Grazie soprattutto alla relazione introduttiva del cardinale Erdõ, molto deciso nello stroncare le ambigue "aperture" del documento base. Ma i novatori sono già al contrattacco. E contano sull'appoggio del papa
3.10.2015
> Nuovi processi matrimoniali. Un giurista demolisce la riforma di papa Francesco
È il professor Danilo Castellano, uno dei maggiori esperti della materia. Giudica la riforma "contraddittoria e incoerente". Ma anche al cardinale Kasper non piace

Giacomo Babini: “La Chiesa cattolica ha ceduto su troppe cose per ricevere consensi”

San PietroLa Fede Quotidiana ha intervistato, sui temi caldi del momento, Monsignor Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto, uno che di certo non le manda a dire ed è  ben noto per la sua schiettezza.
Eccellenza, in Vaticano si parla tra i tanti argomenti del Sinodo,  della comunione ai divorziati risposati, che cosa ne pensa?
“Non è possibile dare loro la comunione e non per cattiveria, ma perchè sono in adulterio scelto e voluto. Penso che la Chiesa cattolica nel tempo ha ceduto su tanto e e forse anche troppo, probabilmente per piacere alla gente e avere consensi. La strada non è quella, ma solo la sequela chiara e netta della Verità che è una sola. Senza dubbio, la persona va rispettata con carità e zelo pastorale, il divorziato risposato non viene cacciato dalla messa ed anzi è ben  accetto, tuttavia quelli che rompono il matrimonio o che divorziano e poi si risposano civilmente si autoescludono dalla comunione con la chiesa, scelgono da soli altra via. Possono benissimo fare la comunione spirituale, non capisco questa animosità nel voler ricevere a tutti costi quella sacramentale”.
Comunione ai gay che vivono in coppia, cioè coloro che commettono atti sessuali: lesbiche o gay.
“Sino a quando non ci sta un chiaro e netto cammino penitenziale, e un evidente cambio di vita, costoro non possono ricevere la comunione. Se si presentano da me anche a messa li mando via, non bisogna pensarci troppo. Tra i due scandali, cioè  il rifiutare la comunione e quello di due omosessuali noti che la prendono, meglio il primo. Poi non capisco il tanto baccano che fanno questi gay, sono quattro gatti e strillanno tanto. Vogliono sempre sposarsi, parlano di matrimonio e con assiduità ridicolizzano la istituzione. Uno spirito di contraddizione”.
Che ci dice sul teologo polacco gay ed esternatore?
“Bella roba quello. Io ho scelto di diventare prete, certo ai miei quaranta anni ho sofferto, perchè certe rinunce costano, ma il medico non ha ordinato al prete polacco di essere ministro di Dio. Credo che dietro quella uscita ci sia lo zampino di Satana. E mi spiego. In quelle stesse ore in piazza San Pietro tante brave famiglie cattoliche pregavano per il Sinodo e costui ha scelto proprio quel tempo per coprire mediaticamente l’evento. Una cattiveria senza pari, e quando è così, è evidente che siamo davanti ad un progetto satanico”.
Che cosa gli farebbe se fosse il suo vescovo?
“L’ha fatta grossa. Gli direi: amico mio, ti do da mangiare e dormire, ma fai penitenza, oggi non ti posso accogliere come ministro di Dio. Merita la scomunica”-
E la Chiesa cattolica che cosa fa?
“Ha ceduto troppo e su tutto, specie sulla disciplina al suo interno. Un buonismo talvolta non comprensibile, pensiamo alla storia del dialogo con l’ Islam…”.
Cosa c’entra l’ Islam?
“Perchè mai oggi vediamo cattolici pregare con quelli? Siamo diventati matti? Molte volte, tra il serio e il divertito, ho detto che lo spirito delle Crociate non era male e dovremmo riscoprirlo. Oggi quello spirito è attuale. Le Crociate vanno rivalutate e poi che senso ha pregare con quelli che credono nel Corano, un libro pieno di invenzioni anticristiane, che offende Cristo? Bisognerebbe avere il coraggio di  allontanarlo. E poi quello spirito di Assisi introdotto da Giovanni Paolo II, grande santo e Papa, ma, allora come oggi, provo disagio nel vedere tutti assieme pregare. Che marmellata!

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