mercoledì 31 dicembre 2014

il mio “discorso di fine anno”: la chiesa è noiosa!!!

Il cattolicesimo è noioso. Questo il mio “discorso di fine anno”

A Thai buddhist monk talks on a radio wh


In conclusione del 2014, ammetto: il cattolicesimo è noioso. Con questo atto di profonda disistima per la chiesa romana, concludo questo anno. Ma è mia Madre, la Chiesa, anche se il buddismo è meglio

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10885143_10204247062309576_2143545122944206888_ndi Antonio Margheriti Mastino

In conclusione del 2014, ammetto: il cattolicesimo è noioso. Ecco perché più attraente è il buddismo per tanti. Ma perché molti giovani sono attratti se non dal buddismo in sé, dalle figure dei monaci buddisti?

I giovani cristiani nominali, certo, ma anche molti cattolici politicamente corretti. Persino qualche cattolico ortodosso o no. Incontrai un gesuita che andava dicendo di essere “metà cristiano metà buddista” e non mi sono meravigliato affatto trattandosi di un gesuita: infatti praticava tutti i precetti buddisti ma in cambio aveva rinunciato, e ne diceva gran male, a tutti quelli cattolici.
Ma cosa cercano tutti che non hanno già in casa?
Me ne rendevo conto guardano alcuni film sull’Estremo Oriente (amo il cinema orientale) e scorrendo adesso le pagine che vagano per deserti e verdi valli e steppe e montagne asiatiche di Colin Thubron. Leggevo Ombre sulla via della seta;  Il cuore perduto dell’Asia; Verso la montagna sacra. Un pellegrinaggio in Tibet. Non sono pagine sempre edificanti, non è un ritratto in rosa da fisima esotica di un occidentale, ma che accettano anche il lato oscuro e pauroso delle fedi di quelle terre.
Effettivamente il cristianesimo così come è giunto a proporsi e immaginarsi, il cattolicesimo specialmente senza più la carne e il sangue e le passioni violente del Seicento, è noioso, la vita spirituale che propone è ai minimi termini ed è noiosa, non incide più sui corpi e non li governa, non regna sui polmoni degli uomini insegnando loro a respirare al ritmo dei tempi sacri, in sintonia col vecchio sospiro di Dio che aleggia come tempo nell’aria. Il cristianesimo che rinuncia ai corpi, ai polmoni dell’uomo, rinuncia alla vita, e perde la spiritualità, diventa un eticismo noioso fino a ridursi a pastori che parlano di mafia e faccendieri straccioni e soldi a messa. E’ insignificante, è irrilevante. È noioso.
Per questo tanti della mia generazione cercano di seguire quel che credono essere il “buddismo”: perché offre ancora una spiritualità che sa governare il corpo, dunque la mente, dunque lo spirito. Insegna ai polmoni a inspirare  ciò che è eterno ed espirare ciò che è immanente. Lo raccorda, il corpo, a quel divino ordine diffuso negli elementi naturali che è l’essenza delle varie declinazioni dei buddismi asiatici. Impegna l’essere nel suo insieme, anima e corpo, gesti e pensieri, come ormai il cattolicesimo, stanco comizio, non insegna più perché non sa più, e non sa e non vuol sapere perché ha smesso di volersi bene: odia se stesso.
Nel buddismo si riscopre il fascino delle ritualità, dei gesti, delle evitazioni, del cibo raccordato al sacro, della sacralizzazione dell’alimentazione, del governo della mente, dei polmoni, dello stomaco, delle pudenda, di tutto: tutte cose che il cattolicesimo non offre più. Ormai siamo rimasti solo con un mazzo di preservativi usati o non usati in mano. Tant’è che in alcune diocesi è proibito anche l’incenso, ogni aspetto rituale, ogni simbologia sacra è bandita; persino i pastori che si fanno chiamare padre ordinano che scompaia dal corpo dei consacrati ogni richiamo al sacro, ogni divisa, che siano banditi inchini e inginocchiamenti, ridicolizzano la sintonizzazione del corpo del fedele al sacro e al divino – digiuni, penitenze, evitazioni alimentari etc. – come atti di “pelagianesimo”. Salvo che poi cancellati tutti i segni visibili di appartenenza a un credo, tutti i rituali che certificano l’appartenenza a una chiesa, gli stessi laici e consacrati non vanno a cercarli altrove.
Proprio l’altro giorno una giovane amica mi raccontava:  «Ho partecipato anni fa a una “cena ebraica” organizzata dal parroco, che diversamente mi dava della tradizionalista bigotta per aver cantato il paternoster in latino alla messa papale. In questo gruppo da lui fondato [segue nome, che non faccio] per pura curiosità culinaria, dovevamo seguire un sacco di norme “liturgiche” e il parroco le osservava meticolosamente (e nella messa delle varie rubriche a volte se ne strafrega e le salta o le cambia direttamente) per poi tornare a casa a stomaco vuoto».
Non importa ciò che il buddismo è per un giovane occidentale, conta come viene percepito. Ma tra l’essere e il sembrare, la differenza non è poi molta. È uno stare nella materia ma superarla. È uno stare al mondo ma trascenderlo. È una riconciliazione con il senso di tutte le cose e con il proprio corpo e la sua essenza.  È perciò una alternativa e una sorta di fuga mundi che molto somiglia a quella dei monaci cattolici medievali, ed eccettuato quel certo loro masochismo, dei Padri del deserto. Molto più di un “autoerotismo”, quindi, al contrario di quanto diceva papa Ratzinger, sebbene riferendosi al “buddismo” holliwoodiano e di moda.
Ma siamo sinceri: il cattolicesimo dove offre più queste cose? Le sta cancellando tutte. Ecco perché la malattia del cattolicesimo è, specie in questo momento, il suo essere noioso. Il suo non essere alternativa a niente, assimilandosi a qualsiasi cosa. Il cattolicesimo non è più da un secolo il regno nemmeno della bellezza e men che meno il centro della spiritualità del mondo, nulla è grazioso nel suo corpaccione sclerotico e smembrato. Il cattolicesimo romano, da questo punto di vista, spirituale e culturale, è morto e sepolto. Il resto è archeologia.
Ecco perché il buddismo è vivo: perché si fa esperienza che investe tutta la vita insieme al corpo del fedele. Il cattolicesimo è solo una logorrea, un continuo dibattito: ha perduto il sacro e anche la vita. E dove non c’è più la vita non c’è più nemmeno Dio.
Con questo atto di profonda disistima per la chiesa, concludo questo anno. Ma è mia Madre, la Chiesa, e pazienza se è come è: la madre resta madre. Anche se fosse una prostituta illetterata e senza istinto materno, schiava di un harem d’uomini senza qualità e di eunuchi eternamente eccitati dal loro egocentrismo vago e mediocre.
Basta concentrarsi su Cristo, per non avere voglia di scappare dalle chiese cattoliche. Basta dimenticarsi che esiste il ....., i ......, le ......., le ..........
Cristo è il cuore della Chiesa. Il resto appartiene all’Anticristo.
E ora vado ad annoiarmi al cenone di capodanno. Vi auguro un anno meno noioso e sterile, spiritualmente. Meno p...... e più cristiano.

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