domenica 5 ottobre 2014

Famiglia tabù?

Famiglia tradizionale, il rischio che diventi tabù

Francesca Morandi

Massimo Introvigne: «Rispetto agli Usa, osservo maggiore forza distruttrice del nucleo famigliare in ambienti europei, sia nei singoli Stati sia nelle istituzioni Ue»


La famiglia tradizionale sta diventando un "tabù"? Forse sì, guardando alle statistiche che registrano matrimoni e nascite ai "minimi storici". Secondo l'Istat nel 2013 in Italia si è registrato un crollo dei nuovi nati che hanno raggiunto un picco storico negativo con 514mila nascite, segnando un calo registrato per il quinto anno consecutivo. Dal 2008 a oggi sono più di 62.000 i nati in meno all'anno. Lo scorso anno si sono celebrati meno di 200mila matrimoni, un numero che si attesta come il più basso nella storia del Paese.
Mentre i divorzi sono cresciuti, tra il 2008 e il 2013 i matrimoni sono diminuiti dal 63% al 57% e coloro che scelgono di sposarsi con rito civile sono aumentanti dal 37% al 43%. Da quando esistono statistiche sui matrimoni, escludendo la Prima Guerra Mondiale - evidenzia l'Istat -, bisogna risalire al 1880 per trovare un numero di matrimoni più basso. Tra le cause incide la persistente crisi economica e la mancanza di politiche a sostegno della famiglia, ma anche dati culturali che si evidenziano al confronto con i cittadini stranieri che sono più fecondi e "più sposati" perché la convivenza per gli immigrati non è una condizione culturalmente accettata. 

Per capire la crisi della famiglia in Occidente il sociologo Massimo Introvigne, professore all'Università Pontificia Salesiana, rileva la necessità di partire da lontano e guardare al presente controcorrente rispetto alla "cultura globalizzata".

Quanto la rivoluzione politico-culturale del '68, che si ispirava anche al marxismo e mirava a spazzare via un sistema di valori borghese e cattolico, ha contribuito all'attuale sfaldamento della famiglia?
«Oggi la famiglia vive un momento drammatico ma le cause sono da ricercarsi più indietro nella storia, quando il protestantesimo di Lutero e l'Inghilterra di Enrico VIII aprirono le porte al divorzio, alterando quella teologia del matrimonio che per il cattolicesimo era fondata su tre elementi inscindibili: Venus, l'attrazione fisica; Eros, il sentimento d'amore; e Sacramentum, l'unione stabile e indissolubile tra un uomo e una donna. L'illuminismo e la Rivoluzione francese hanno continuato un percorso volto a smontare questa teologia, così come ha fatto il comunismo, incline a epurare anche l'aspetto sentimentale dalla relazione coniugale. E fu Lenin a introdurre, per primo, l'aborto legale. Arriviamo poi al '68 che ha sferrato una duplice "picconata" alla "famiglia tradizionale". In quegli anni è stato rivendicato il diritto al divorzio, e poi quello dell'aborto, anche in Paesi che ne erano rimasti immuni come l'Italia, ma si è anche aperta la strada all' "ideologia di genere", e, quindi, ai matrimoni tra due individui dello stesso sesso». 




A monte dell'individualismo oggi dominante c'è anche il modello economico consumista, di importazione americana. Quanto esso condiziona negativamente la famiglia? 
«Bisogna distinguere tra la cultura di Hollywood e dei poteri forti americani e quella dell'America profonda, che è conservatrice e che, proprio come il centrodestra italiano, fatica a esprimersi e trovare rappresentanza. Rispetto agli europei, gli americani sono, ad esempio, più religiosi: i servizi religiosi domenicali registrano una presenza di fedeli doppia rispetto alla media europea. Anche le nascite e il numero di figli sono maggiori in Usa. È però vero che sono stati intellettuali americani a inventare l' "ideologia di genere", promossa tutt'oggi da giornali come il New York Times e l'Huffington Post, o dall'industria cinematografica statunitense. Non sono, fra l'altro, convinto che le spettacolarizzazioni servano a favorire l'accoglienza rispettosa e delicata degli omosessuali nella nostra società. Ne conosco molti che esprimono dissenso rispetto a come viene condotta la rivendicazione dei loro diritti da parte di alcuni movimenti politici e media. Rispetto agli Usa, osservo una maggiore forza distruttrice della famiglia in ambienti europei, sia nei singoli Stati sia all'interno delle istituzioni europee. Penso ad alcune sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo e al lavoro di lobbying meno visibile da parte di funzionari di agenzie dell'educazione o anti-discriminazione, presso le diverse commissioni Ue, che minano pilastri pro-famiglia e pro-vita». 

In Italia la politica sembra preoccuparsi sempre meno di sostenere la famiglia. Perché? 
«In Italia l'elettorato conservatore stenta a trovare una rappresentanza politica sebbene in termini elettorali pesi di più rispetto, ad esempio, a quello gay. Certo è ragionevole che la politica cerchi di trovare un modello inclusivo e rispettoso di tutte le diversità della nostra società. Ma questo non significa seguire la logica del "legalizziamo i matrimoni e le adozioni gay perché lo fanno i governi di Francia, Spagna o Regno Unito" o perché "ce lo dice l'Europa". Al di là della politica, la famiglia resta poi strettamente collegata alla religione e la sua crisi è dovuta alla perdita di valori cristiani. Sabato prossimo in Piazza San Pietro si aprirà il Sinodo sulla famiglia e come Alleanza Cattolica, di cui sono vice-responsabile nazionale, aderiremo. L'invito a tutti è quello di porre un lume acceso sulla finestra delle proprie case».

La Lega Nord indica la Russia come Paese dove c'è una maggiore tutela della religione e valori tradizionali. Qual è la sua opinione in merito?
«Pur dissentendo da alcune politiche messe in atto dalla Russia, rilevo che i russi sono molto più bravi di noi nella difesa della famiglia e dei cristiani perseguitati e nella reazione di fronte alle aggressioni che vengono da gruppi armati ultra-fondamentalisti nel Medio Oriente».



http://www.lapadania.net/Detail_News_Display?ID=4533&typeb=0&Famiglia-tradizionale--il-rischio-che-diventi-tabu

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