giovedì 10 aprile 2014

VENERDI’ DEI SETTE DOLORI DI MARIA

Dalle prediche dei Padri Passionisti, al Rito della Schiodazione. La Settimana Santa nel Sud Italia


La Settimana Santa segna il centro e il culmine di tutte le funzioni liturgiche cristiane e racchiude nei suoi bellissimi riti e nei profondissimi significati che riveste i misteri centrali della salvezza del genere umano, legati alla Passione, alla Morte e alla Risurrezione di Cristo.
Ovviamente è anche il periodo dell’anno dove la pietà popolare nel corso dei secoli attraverso riti e tradizioni ha voluto creare quell’intima unione di amore e partecipazione alle sofferenze del Redentore e ai dolori della Sua Madre.
Sicuramente avrete sentito parlare del cosidetto “VENERDI’ DI PASSIONE O VENERDI’ DEI SETTE DOLORI DI MARIA”.
Prima della riforma liturgica del calendario della Chiesa Cattolica a giudizio di molti esperti liturgisti eseguita in maniera superficiale e per certi versi un pò disastrosa il venerdì dell’ultima settimana di Quaresima detta “SETTIMANA DI PASSIONE” dove in tutte le chiese venivano velati con drappi violacei tutti i crocifissi e le immagini sacre, si celebrava la festa tanto cara al popolo cristiano: “DEI SETTE DOLORI DI MARIA SANTISSIMA”.
Una festa istituita dall’Ordine dei Servi di Maria il 9 giugno 1668 che diffuse il culto e la devozione alla Vergine Addolorata in tutta Europa specialmente nelle zone meridionali d’Italia. In ogni chiesa si snodavano processioni e messe solenni con l’intronizzazione dei simulacri e delle immagini sacre raffiguranti la “Virgo Dolorosissima”.
Era sempre preceduta dal cosidetto “Settenario”, i sette giorni che precedevano il Venerdì di Passione le confraternite e i sacerdoti recitavano struggenti e toccanti preghiere che meditavano i sette maggiori dolori della Madre di Dio.
Avvalora la superficialità nell’aver abolito questa festa tanto cara alla pietà popolare dei cristiani il fatto che ancora oggi in tantissimi paesi del Sud Italia l’ultimo venerdì di Quaresima si celebra la Vergine Addolorata con settenari e processioni perchè è talmente radicata e profonda la devozione che nonostante sia stata soppressa dal calendario il popolo continua a celebrare quella che è una tradizione di fede secolare.
L’Ordine dei Servi di Maria che furono per secoli i propagatori di tale culto oggi neanche considerano più questa festa celebrando in tale giorno una semplice messa di commemorazione che dopo il concilio ha assunto il nome di: “Maria ai piedi della Croce”.
Ma  a rendere questi riti ancora più coinvolgenti e toccanti è stata a partire dal 700′ una Congregazione religiosa fondata da un uomo che ha fatto della predicazione della Passione di Cristo il centro e il fondamento di tutta la Sua vita e del Suo apostolato.
Il suo nome era Paolo Danei meglio conosciuto come “SAN PAOLO DELLA CROCE” (Ovada, 3 gennaio 1694 – Roma, 18 ottobre 1775).

San Paolo della Croce è stato il fondatore della Famiglia religiosa dal nome: “Congregazione della Santissima Croce e Passione di Nostro Gesù Cristo” meglio conosciuta con il nome di “Passionisti”, approvata da Papa Benedetto XIV il 15 maggio del 1741.
Il quarto voto che il fondatore volle imprimere ai Suoi figli è quello della predicazione della Passione del Signore.
Per convertire le anime dei peccatori volle anche Lui seguire il metodo di apostolato delle “Missioni Popolari”.
Nel 700′ i più ferventi erano i frati cappuccini, va ricordato nell’Ordine Serafico il celebre frate minore San Leonardo da Porto Maurizio a cui si deve l’ideazione della pratica devozionale della “Via Crucis” che svolse ben 343 missioni, poi ci furono i padri Redentoristi fondati dal grande vescovo di Pagani (SA), Sant’Alfonso Maria De Liguori e poi nell’800′ si aggiungeranno i Missionari del Preziosissimo Sangue fondati dal canonico romano San Gaspare Del Bufalo.
In quanti paesi del Sud Italia vi sarà capitato di notare in una piazza una croce di ferro con il Simbolo Passionista e le insegne della Passione, quelle croci venivano installate dai Pardri Passionisti e successivamente anche dai Redentoristi per ricordare la Missione da loro predicata in quel luogo.
Le Missioni dei Padri Passionisti sono ancora oggi ricordate con profonda ammirazione e nostalgia dal popolo perchè davvero avevano il potere di convertire anche i cuori più induriti dal peccato.
Avete capito bene la gente ricorda, sì perchè ormai dell’antico schema con il quale venivano svolte queste splendide prediche incentrate sulla Passione di Cristo specialmente nei periodi Quaresimali e nella Settimana Santa resta solo un dolce ricordo nella mente dei più anziani.
Da questi religiosi nacque l’uso ancora oggi vivo in molti paesi del Sud Italia specialmente in Sicilia del cosidetto:

“RITO DELLA SCHIODAZIONE DI CRISTO”
I Padri Passionisti come anche i Redentoristi venivano accolti dalle autorità del luogo all’ingresso del centro abitato poi in processione si recavano nella Chiesa Madre dove ricevevano la solenne benedizione del Vescovo, successivamente nella piazza principale del paese veniva allestito un grande palco di legno dove il Padre Predicatore svolgeva la sua predicazione seguendo il seguente schema:
“INGRESSO”
In genere avviene nel pomeriggio e in modo solenne. All’ora concordata clero e popolo seguendo il Crocifisso, inviato in antecedenza dai missionari, si muovono incontro ai predicatori. Il clero canta il salmo 84, Benedixisti, Domine, terram tuam, il popolo ad ogni versetto risponde Lodato sempre sia il nome di Gesù e di Maria. I missionari, dal luogo dove hanno atteso, si avvicinano a piedi scalzi e col bastone da viaggio, detto “bordone”, proprio dei pellegrini.
Un missionario pronunzia un breve discorso sullo scopo della missione inviata da Dio per riconciliarsi con lui; quindi dal responsabile di quella Chiesa locale riceve il Crocifisso come segno dell’investitura ufficiale per annunciare la conversione al popolo. Il clero intona Benedictus Dominus (Lc 2,68-79) e il popolo risponde Lodato sempre sia … e la processione muove verso la chiesa maggiore dove si intona il Veni Creator, mentre il missionario intronizza il Crocifisso sul palco da dove, al termine dell’orazione, fa la predica di introduzione specificando anche gli orari delle funzioni.
“SVOLGIMENTO DELLA MISSIONE POPOLARE”
a) Al mattino.
Nell’ora più opportuna per i lavoratori si celebrava la Messa seguita da una breve istruzione di un quarto d’ora circa, che col tempo sarà chiamata “motivo di Passione”. In essa il catechista dava “regole pratiche, chiare, semplici e facili, affinchè il popolo anche più rozzo, imparasse il modo di pensare spesso alla Passione SS.ma del Signore”. Quindi si teneva il catechismo sul Decalogo e si terminava facendo ripetere, per impararli meglio, gli atti di fede, speranza e carità. Il resto della mattinata era impiegata nel visitare ammalati e, dal secondo giorno, a confessare.
b) Pomeriggio.
Mentre si radunava il popolo si cantavano laudi sacre, poi si faceva un’ora di catechismo perché il popolo fosse “ben illuminato per confessarsi con frutto”. Seguiva la predica, per un’ora circa, sulle “massime eterne” a cui si univa come conclusione, ma distaccata come tono e come stile, la meditazione sulla Passione di Gesù per circa mezz’ora.
Tre o quattro volte si organizzava “l’oratorio di penitenza” per i soli uomini per animarli a convertirsi seriamente compiendo anche qualche gesto di penitenza secondo l’uso delle Confraternite , e a dare il buon esempio alle loro famiglie. Si confessava uomini e donne prima del catechismo, terminate le funzioni invece si continuava a confessare, o in chiesa o nella residenza dei missionari, solo uomini.
c) Propaganda della Missione Popolare
Secondo le necessità, ma sempre con moderazione, si facevano, per tre o quattro volte gli “svegliarini”. A circa un’ora di notte, i missionari insieme ad alcuni membri delle confraternite, uscivano processionalmente per le strade e si fermavano in due o tre crocicchi e con brevi strofe cantate e con forti parole ricordavano la brevità della vita, l’inevitabile giudizio di Dio rinnovando l’invito a convertirsi in tempo durante la Missione Popolare.
In alcune sere si faceva suonare la campana a morto “ad un’ora di notte in ciascuna parrocchia, per ricordare a tutti di pregare la divina misericordia per li poveri peccatori colla recita di 5 Pater, Ave alle Piaghe SS.me di Gesù Cristo e /Paolo/ voleva che il suono fosse lugubre per fare avvertiti i peccatori stessi che essi erano morti innanzi a Dio”.
“IL SACRO RITO DELLA SCHIODAZIONE”
Venerdì Santo a Gerusalemme (32)
(Sacro Rito della Schiodazione il Venerdì Santo a Gerusalemme nella Basilica del Santo Sepolcro)


San Paolo della Croce pur essendo amante della sobrietà circa i gesti clamorosi, introdusse tuttavia oltre alle esclamazioni già ricordate, alcune cerimonie inserite nel constesto di qualche predica. Nella predica sull’inferno, stando al testo scritto nei primissimi anni del suo ministero e che non riflette tutto quanto disse e fece in seguito, si pone la corona di spine sul capo per riparare i peccati commessi con “lauti pensieri vani e inutili” o di superbia. Si flagella perché Dio usi misericordia a Lui ed alla gente che viene invitata a battersi il petto dicendo ad alta voce: <<”Misericordia! Misericordia>>”!
Si fa presentare un teschio di morto ed invita i presenti a specchiarsi in quella realtà che tra non molto sarà di ciascuno di loro. Termina prendendo in mano il Crocifisso e invitando il popolo a seguire Gesù.
Nella meditazione sulla morte ‘di Gesù per infiammare i presenti a detestare il peccato e impegnarsi in buoni propositi sviluppa un colloquio con il Crocifisso che viene portato tra due torce accese sul palco da cui era stato rimosso prima della predica.
Ed è in questo momento che ha inizio il momento più toccante.
Le sculture dei crocifissi ligneii usati a tale scopo avevano le braccia snodabili, il predicatore toglie prima dalla testa la corona di spine, poi dalle mani lentamente i chiodi, piega le braccia del Cristo e con delle bende lo depone lentamente dalla croce.
Meditando Gesù deposto dalla croce e portato al sepolcro, Paolo mostra una croce nuda e quindi invoca la presenza di Gesù.
Viene portato il Cristo morto al canto Misericordias Domini in aeternum cantabo. Con un dialogo emozionante egli presenta quell’immagine facendo un affettuoso colloquio con Cristo.
La presenza di Maria Santissima durante la Missione Popolare era evidenziata da un quadro vicino al Crocifisso. Sembra che solo uno o due religiosi facessero, in questo periodo, la cerimonia della “Comparsa della Madonna” durante una predica determinata, mentre tale cerimonia diventa normale nell’800.

Ancora oggi in tantissime chiese della Calabria viene celebrato questo suggestivo rito che oggi prende il nome di: “CHIAMATA DELLA MADONNA”, dove il padre predicatore dal pulpito dopo una suggestiva predica suddivisa in tre momenti riguardanti il primo la Croce, il secondo i Dolori del Cristo Crocifisso e il terzo momento incentrato sui Dolori della Vergine dove con toni accorati e talvolta anche molto teatralizzati in un atmosfera emozionante chiama urlando il simulacro della Madonna Addolorata nascosto fuori la porta della Chiesa e portato a spalla da confraternite incappucciate in segno di lutto, giunto davanti al pulpito avviene la consegna del simulacro del “Cristo Morto”.
Va premesso che i Padri Passionisti nel capitolo generale del 1827 permisero l’uso della disciplina o di altre manifestazioni pubbliche di peniten­za. S’introdussero elementi drammatici come il girare il crocifisso, perché il popolo, giudicato indegno, lo vedesse solo di spalle e l’invi­to fatto ai peccatori a calpestare il crocifisso.
Ancora oggi a partire dalla Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme e a tantissimi paesi del Sud Italia in particolare della Calabria e della Sicilia il Venerdì Santo durante la lettura della “Passio Domini Nostri Jesu Christi secundum Joannem” viene praticato questo struggente ed emozionante Rito Sacro che commuove anche i cuori più duri.
Termino con le stesse parole di San Paolo della Croce:
«La devozione alla Passione di Gesù Cristo è la strada più facile per salvarsi. Nella Passione di Cristo non ve inganno.
Il Crocifisso è un libro dove s’apprende ogni virtù. Per inabissarsi nell’infinito Tutto, la porta deifica è Gesù Crocifisso»
Flavio Garreffa
http://www.daportasantanna.it/2014/04/dalle-prediche-dei-padri-passionisti-al-rito-della-schiodazione-la-settimana-santa-nel-sud-italia/

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