mercoledì 2 aprile 2014

Catecumeni e penitenti


MERCOLEDÌ DELLA 
QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA


Il grande Scrutinio.
Questo giorno si chiama Feria del Grande Scrutinio, perché nella Chiesa Romana, dopo aver avute le debite informazioni e fatti gli esami si procedeva all'ammissione al Battesimo della maggior parte dei Catecumeni. La Basilica stazionale era a S. Paolo fuori le Mura, sia per la vastità di questo edificio, e sia per rendere omaggio all'Apostolo della Gentilità con le nuove reclute che la Chiesa si disponeva a fare in seno al paganesimo. Il lettore assisterà con interesse ed edificazione alle forme e cerimonie che si osservavano in tale circostanza.
Il Catecumenato.
Riuniti i fedeli e gli aspiranti al Battesimo nella Basilica, all'ora di mezzogiorno, si raccoglievano innanzi tutto i nomi di questi ultimi; poi un accolito li disponeva davanti al popolo, gli uomini a destra e le donne a sinistra. Un sacerdote recitava quindi su ciascuno di loro l'Orazione che li faceva Catecumeni; difatti noi fino adesso li abbiamo chiamati impropriamente e per antecipazione con questo nome. Egli prima li segnava in fronte col segno della croce imponendo loro la mano sul capo; quindi benediceva il sale, simbolo della Sapienza, e lo faceva gustare a ciascuno di loro.
Prima di Messa.
Dopo queste cerimonie preliminari, si facevano uscire dalla chiesa e sostavano sotto il portico esterno finché venivano richiamati. Usciti loro e rimasta l'assemblea dei fedeli in chiesa, si cominciava l'Introito, composto dalle parole del Profeta Ezechiele, là dove il Signore predice che sceglierà i suoi eletti fra tutte le nazioni e spanderà sopra di essi un'acqua purificatrice che laverà tutte le loro sozzure. Quindi l'accolito chiamava per nome tutti i Catecumeni e l'ostiario li faceva entrare. Si ordinavano di nuovo distinti per sessi, e i padrini e le madrine si mettevano vicini a loro. Il Pontefice allora cantava la Colletta; quindi, i padrini e le madrine, dietro invito del diacono, tracciavano il segno della croce sulla fronte di ciascun candidato del quale dovevano rispondere davanti alla chiesa. Venivano poi gli accoliti a pronunciare gli esorcismi su ciascuno degli eletti, cominciando dagli uomini e passando poi alle donne.
Quindi un lettore leggeva un passo del Profeta Ezechiele, come appresso si vedrà; e seguiva il primo Graduale, composto dalle parole di David: "Venite, o figli, ascoltatemi: io v'insegnerò il timore del Signore. Accostatevi a lui e sarete illuminati, e i vostri volti non arrossiranno".
Nella Colletta che si recitava dopo questa lettura, s'invocavano per i fedeli i frutti del digiuno quaresimale: fatta questa preghiera, seguiva la lettura del Profeta Isaia, annunciante la remissione dei peccati per coloro che avrebbero ricevuto il bagno misterioso.
Un secondo Graduale, pure estratto dai Salmi, suonava così: "Felice la nazione che ha il Signore per suo Dio, il popolo che Egli s'è scelto come suo retaggio".
Durante la lettura dei due Profeti e il canto dei Graduali, si svolgeva la cerimonia dell'apertura delle orecchie, nella quale i sacerdoti venivano successivamente a toccare le orecchie dei Catecumeni, imitando il gesto di Gesù Cristo sul sordo muto del Vangelo e dicendo come lui la parola: Ephpheta, cioè Apritevi. Il rito aveva lo scopo di predisporre i Catecumeni a ricevere la rivelazione dei misteri che fino allora erano stati manifestati loro soltanto sotto il velo dell'allegoria. Così, la prima loro iniziazione si conformava ai santi Vangeli.
Dopo il secondo Graduale, uscivano dal Secretarium, preceduti dai chierici e dal turiferario, quattro diaconi recanti ciascuno un Vangelo, i quali si dirigevano al presbiterio e depositavano i sacri libri sui quattro angoli dell'altare. Quindi il Pontefice, o un sacerdote da lui incaricato, rivolgeva ai Catecumeni la seguente allocuzione come ancora si legge nel Sacramentario Gelasiano:
Giunto il momento d'aprire davanti a voi i Vangeli, cioè la storia delle opere di Dio, dobbiamo anzitutto, figli carissimi, farvi conoscere che cosa sono, che origine hanno, di chi sono le parole che vi si leggono, perché sono quattro, chi li ha scritti; e finalmente, chi sono questi quattro uomini preannunciati dallo Spirito Santo e descritti dal Profeta. Se non vi spiegassimo tutti questi dettagli, le vostre anime rimarrebbero sorprese; ma siccome oggi siete qui venuti perché si aprano le vostre orecchie, non vogliamo trattenere i vostri spiriti nell'impossibilità di capire. Vangelo propriamente significa buona novella, perché è il messaggio di Nostro Signor Gesù Cristo; e proviene da lui, per annunciare e dimostrare che colui che parlava nei Profeti è apparso nella carne, come sta scritto: Io che parlavo, sono a voi. Dovendovi dire in breve che cos'è il Vangelo e chi sono i quattro personaggi preannunciati dai Profeti, ne riferiremo i nomi dopo che vi avremo indicate le figure che li contraddistinguono. Il profeta Ezechiele dice: Il loro aspet­to è quello d'un uomo e di un leone alla sua destra, di un bue e di un'aquila alla sua sinistra. Sappiamo che queste quattro figure rappresentano gli Evangelisti; ed ecco i loro nomi: Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Dopo questo discorso, un diacono, salito sull'ambone e sempre rivolto ai Catecumeni, diceva:
Fate silenzio e ascoltate attentamente.
Ed aprendo il Vangelo di san Matteo che aveva preso sull'altare, ne leggeva l'inizio fino al ventunesimo versetto. Terminata questa lettura, un sacerdote rivolgeva la parola in questi termini:
Figli carissimi, non intendiamo tenervi oltre sospesi; vi spiegheremo perciò la figura di ciascun Evangelista. Matteo ha la figura di un Uomo, perché all'inizio del suo libro si dilunga a riportare la genealogia del Salvatore. Comincia infatti così: Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo. Vedete dunque che ben a ragione Matteo fu contrassegnato dalla figura dell'Uomo, perché comincia dalla nascita umana del Salvatore.
Il diacono, rimasto sull'ambone, ripeteva:
Fate silenzio e ascoltate attentamente.
Quindi leggeva l'inizio del Vangelo di san Marco fino all'ottavo versetto; dopo di ciò, il sacerdote continuava: L'Evangelista Marco porta la figura del Leone, perché comincia dal deserto con le parole: Voce di colui che grida nel deserto: preparate la via del Signore; e anche perché il Salvatore regna invincibile. L'immagine del Leone torna frequente nella Scrittura, per non rimanere senza applicazione il detto: Giuda, mio figlio, tu sei un leoncello: tu sei uscito dalla mia razza. Egli si è accovacciato come un Leone, e come il piccolo della leonessa, chi ardirà destarlo?
Il diacono, ripetuto l'avvertimento, leggeva l'esordio del Vangelo di san Luca fino al versetto decimosettimo; e il sacerdote, riprendendo la parola, diceva:
L'Evangelista Luca è raffigurato da un Bue, per ricordare l'immolazione del nostro Salvatore. Egli comincia a parlare di Zaccaria e di Elisabetta, dai quali in età avanzata, nacque Giovanni Battista.
Letto dal diacono con la stessa solennità l'inizio del Vangelo di San Giovanni, e cioè i primi quattordici versetti, il sacerdote continuava:
Giovanni ha la figura dell'Aquila, perché si libra a volare in alto. Infatti sono sue le parole: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio. Anche David, parlando della persona del Cristo, si esprime cosi: La tua giovinezza si rinnoverà come quella dell'aquila: perché risuscitando dai morti Nostro Signore Gesù Cristo salì al cielo. Così, carissimi figlioli, la Chiesa, che vi ha concepiti e vi porta ancora nel suo seno, si rallegra pensando al nuovo incremento che si recherà alla legge cristiana, quando voi, nel venerando giorno della Pasqua, rinascerete nell'acqua battesimale e riceverete da Nostro Signor Gesù Cristo, come tutti i santi, il dono d'una infanzia fedele.
Dopo la spiegazione dei quattro Evangelisti seguiva la cerimonia chiamata della Tradizione del Simbolo, durante la quale si consegnava ai Catecumeni il Simbolo degli Apostoli, e nei secoli seguenti quello di Nicea. Ma prima un sacerdote faceva questa allocuzione:
Ammessi a ricevere il Sacramento del Battesimo, prima di divenire una nuova creatura nello Spirito Santo, dovete in questo momento, figli carissimi, concepire nel vostro cuore la fede che vi dovrà giustificare: bisogna che, mutati ormai i vostri spiriti con l'abitudine della verità, vi accostiate a Dio luce delle vostre anime. Ricevete dunque il segreto del Simbolo evangelico ispirato dal Signore e composto dagli Apostoli. Sono poche parole, ma i misteri che contengono sono grandi; perché lo Spirito Santo che dettò queste formule ai primi maestri della Chiesa ha espresso in esse con la massima precisione di termini, la fede che ci salva, affinché le verità che dovrete sempre credere e meditare siano apprese dalla vostra intelligenza e facilmente ritenute dalla vostra memoria. Procurate dunque di imparare bene questo Simbolo, e ciò che a voi tramandiamo così come lo ricevemmo, scrivetelo, non sopra una materia corruttibile, ma sulle pagine del vostro cuore. Orbene, la confessione della fede che avete ricevuto comincia così.
Allora veniva avanti un Catecumeno, ed all'accolito che lo accompagnava il sacerdote rivolgeva la domanda:
- In che lingua costoro confessano Nostro Signor Gesù Cristo?
- In greco - rispondeva l'accolito. È noto che a Roma, al tempo degl'imperatori, l'uso del greco era per così dire diffuso come il latino.
- Annuncia loro la fede che professano - soggiungeva il sacerdote.
E, stesa la mano sul capo del Catecumeno, in tono solenne, l'accolito recitava il Simbolo in greco. Poi veniva avanti una Catecumena di lingua greca; e l'accolito ripeteva il Simbolo come prima. Quindi il sacerdote continuava:
Avete inteso, figli carissimi, il Simbolo in greco; ora sentitelo in latino.
A questo punto si facevano venire avanti successivamente due Catecumeni di lingua latina, un uomo e una donna, ai quali l'accolito recitava il Simbolo in latino due volte dinanzi all'assemblea, ad alta voce, in modo che lo potessero intendere tutti gli altri.
Terminata così la Tradizione del Simbolo, il sacerdote rivolgeva la seguente allocuzione: Questo è il compendio della nostra fede, figlioli carissimi, e queste sono le parole del Simbolo, disposte non secondo il pensiero della sapienza umana, ma secondo un criterio divino. Non c'è nessuno che non le possa comprendere e ritenere. Vi si esprime la stessa uguale potenza di Dio Padre e di Dio Figlio; ci si mostra il Figliolo unico di Dio, che nasce secondo la carne dalla Vergine Maria per opera, dello Spirito Santo; ci è narrata la sua crocifissione, la sepoltura e la risurrezione dopo il terzo giorno; si confessa che è asceso al cielo, che siede alla destra della maestà del Padre e che un giorno verrà a giudicare i vivi e i morti; ci si annuncia lo Spirito Santo, che ha la stessa divinità del Padre e del Figliolo; per mezzo di esso siamo finalmente istruiti sulla vocazione della Chiesa, sulla remissione dei peccati e sulla risurrezione della carne. Spogliatevi dunque dell'uomo vecchio, miei carissimi figli, per essere riformati secondo il nuovo; da carnali, cominciate a divenire spirituali; da terrestri, celesti. Credete con una fede ferma e costante, che la risurrezione compiutasi nel Cristo si compirà anche in voi, e che il prodigio che si operò nel nostro Capo si riprodurrà in ognuno delle membra del suo corpo. Il sacramento del Battesimo che state per ricevere ci offre una espressione visibile di questa speranza. Esso si manifesta a noi come una morte ed una risurrezione; si lascia l'uomo vecchio e si prende quello nuovo; il peccatore entra nell'acqua e ne esce giustificato. È cacciato via chi ci aveva condotto alla morte, e si riceve colui che ci ha guidato alla vita, e che, per la grazia che vi darà, vi farà figli di Dio, non per la carne, ma per la virtù dello Spirito Santo. Dovete dunque conservare nei vostri cuori questa breve formula, in modo che possiate fare uso in ogni occorrenza della Con­fessione ch'essa contiene, come di un rimedio. La potenza di quest'arma è invincibile contro tutte le insidie del nemico; perciò dev'essere familiare ai veri soldati di Cristo. Che il demonio, il quale non cessa mai di tentare l'uomo, vi trovi sempre armati di questo Simbolo. Trionfate dell'avversario al quale avete rinunciato; conservate, con l'aiuto del Signore, fino alla fine, incorruttibile ed immacolata la grazia che sta per farvi: affinché colui nel quale state per ricevere la remissione dei peccati vi procuri la gloria della risurrezione. Così dunque, carissimi figlioli, voi conoscete ora il Simbolo della fede cattolica; imparatelo accuratamente, senza cambiare una sola parola. La misericordia di Dio è potente; ch'essa vi conduca alla fede del Battesimo alla quale aspirate; e faccia sì che anche noi, che oggi vi scopriamo i misteri, possiamo giungere con voi nel regno dei cieli, per il medesimo Gesù Cristo Nostro Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Dopo la Tradizione del Simbolo, si spiegava ai Catecumeni la Orazione Domenicale. Il diacono cominciava a parlare di questo nuovo favore : quindi, imposto il silenzio e l'attenzione, un sacerdote indirizzava ai candidati questa allocuzione: Il Signor Nostro e Salvatore Gesù Cristo, il giorno in cui i suoi discepoli gli domandarono come dovevano pregare, fra altri salutari precetti, insegnò loro quella forma di preghiera che state per apprendere e di cui vi sarà rivelato il senso in tutta la sua pienezza. Or dunque, ascolti la Vostra Carità in quale maniera il Salvatore insegnò ai suoi discepoli che bisogna pregare Dio Padre onnipotente: Or quando tu vuoi pregare, entra nella camera, e, chiuso l'uscio, prega il tuo Padre in segreto. Per la camera dovete intendere, non un luogo materiale, ma l'intimo del vostro cuore ch'è conosciuto solo da Dio. Dicendo che si deve adorare Dio dopo aver chiuso l'uscio. ci ammonisce a chiudere il nostro cuore ai cattivi pensieri con una mistica chiave e, chiuse le labbra, parlare a Dio nella purezza della nostra anima. Dio non ascolta il mormorio delle parole, ma la nostra fede. Che il nostro cuore sia dunque chiuso alle insidie del nemico con la chiave della fede e sia solo aperto a Dio, di cui sappiamo essere il tempio; e il Signore abitando così nei nostri cuori, sarà propizio alle nostre preghiere. Il Verbo, la Sapienza di Dio, il Cristo del Signore, ci ha dunque insegnato a pregare in questo modo:
PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI
Notate questa parola che spira libertà e confidenza, e vivete in modo da essere i figli di Dio ed i fratelli di Gesù Cristo. Quale sarebbe la temerità di chi osasse chiamare Dio Padre suo e si mostrasse degenere verso di lui opponendosi alla sua volontà? Carissimi figlioli, mostratevi degni dell'adozione divina, perché sta scritto: Ai credenti nel suo nome diede il diritto di diventare figli di Dio.
SIA SANTIFICATO IL NOME TUO
Non perché Dio, eternamente santo, abbia bisogno d'essere santificato da noi; domandiamo che il suo Nome sia santificato in noi; così che, dopo essere diventati santi col Battesimo, abbiamo a perseverare nel nuovo essere ch'egli ci ha dato.
VENGA IL TUO REGNO
Il nostro Dio, il cui regno è immortale, non regna sempre? Certamente; ma quando diciamo: Venga il tuo regno, noi domandiamo l'avvento del regno che Dio ci ha promesso, e che ci è stato meritato col sangue e coi patimenti di Cristo.
SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSÌ IN TERRA
Cioè: si compia la tua volontà, in modo che ciò che tu vuoi in cielo, noi, che siamo sulla terra, fedelmente lo facciamo.
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
Dobbiamo qui intendere il cibo spirituale: infatti Gesù Cristo è il nostro pane, perché ha detto: Io sono il Pane vivo disceso dal ciclo. E lo chiamiamo quotidiano, perché dobbiamo chiedere costantemente l'esenzione dal peccato, per essere degni dell'alimento celeste.
E RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI
Queste parole significano che noi non possiamo aspettarci il perdono dei peccati se prima non perdoniamo agli altri ciò ch'essi hanno fatto a noi. Così infatti dice il Signore nel Vangelo: Se non rimetterete agli uomini le ingiurie fatte a voi, neppure il Padre vostro vi perdonerà i peccati.
E NON C'INDURRE IN TENTAZIONE
Cioè: non permettete che vi siamo indotti da colui che ci tenta, dall'autore del male. Ci dice infatti la Scrittura: Non è Dio che ci tenta al male. È il diavolo che ci tenta; e per vincerlo, il Signore ci dice: Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione.
MA LIBERACI DAL MALE
Queste parole si riferiscono a ciò che dice l'Apostolo: Voi non sapete quel che vi conviene domandare. Dio uno e onnipotente dev'essere da noi supplicato, affinché i mali che non possiamo evitare per l'umana fragilità, siano ugualmente vinti da noi in virtù dell'aiuto che si degnerà accordarci Nostro Signor Gesù Cristo, il quale, essendo Dio, vive e regna nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Dopo questa allocuzione, il diacono diceva: State in ordine e in silenzio, e prestate grande attenzione.
E il sacerdote proseguiva:
Avete compreso, carissimi figlioli, i misteri dell'Orazione Domenicale; ora imprimeteli nei vostri cuori, considerandoli, affinché giungiate ad essere perfetti nel chiedere e ricevere la misericordia di Dio. Dio Nostro Signore è potente; e voi che siete in cammino verso la fede; sarete da lui guidati nel bagno dell'acqua rigeneratrice. Ed egli ci faccia arrivare con voi al regno celeste, dopo che vi abbiamo svelato i misteri della fede cattolica; il quale vive e regna con Dio Padre, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
MESSA
Dopo la lettura del Vangelo che narrava la guarigione del cieco nato, il diacono soleva fare uscire dalla chiesa tutti i Catecumeni; i padrini e le madrine li accompagnavano fuori, e rientravano subito in chiesa per assistere al Sacrificio insieme agli altri fedeli. All'Offertorio essi venivano a presentare all'altare i nomi della loro clientela spirituale, che il Pontefice recitava nelle preghiere del Canone insieme a quelli dei padrini e delle madrine. Verso la fine della Messa si facevano rientrare i Catecumeni e si dichiarava loro il giorno che dovevano ripresentarsi in chiesa a rendere conto del Simbolo e delle altre istruzioni ricevute.
L'imponente cerimonia che abbiamo esposta per sommi capi non aveva luogo solo oggi; ma veniva ripetuta più volte, secondo il numero dei Catecumeni ed il tempo più o meno necessario a raccogliere informazioni richieste dalla Chiesa, sulla condotta di ciascuno di loro, per giudicare della loro preparazione al Battesimo. Nella Chiesa Romana si tenevano, come abbiamo già detto, fino a sette scrutini; ma il più affollato e il più solenne era oggi; e tutti si concludevano con la cerimonia che abbiamo descritta.
PRIMA LEZIONE (Ez 36,23-28). - Queste cose dice il Signore: Io glorificherò il mio gran nome che è disonorato tra le nazioni in mezzo alle quali voi l'avete disonorato, e le nazioni sapranno che io sono il Signore, quando in voi avrò fatto conoscere la mia santità davanti ad essi. Io vi toglierò di mezzo alle genti, vi radunerò da tutte le regioni, vi condurrò alla vostra terra. Io verserò sopra di voi acqua pura e voi sarete purificati da tutte le vostre immondezze, da tutti i vostri idoli. Io vi purificherò; e io vi darò un nuovo cuore, io porrò dentro di voi uno spirito nuovo, e toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne, io metterò dentro di voi il mio spirito, vi farò seguire i miei precetti, osservare e praticare le mie leggi. Voi abiterete nella terra che io ho dato ai padri vostri, voi sarete il mio popolo ed io sarò il vostro Dio: dice il Signore onnipotente.
I Catecumeni.
Queste magnifiche promesse che si compiranno un giorno nella nazione giudaica, quando sarà appagata la giustizia del Signore, cominciano a realizzarsi nei nostri Catecumeni. Essi sono coloro che la divina grazia ha radunati da tutti i paesi della gentilità, per essere guidati alla vera patria, la Chiesa. Fra pochi giorni scenderà su di loro quell'acqua pura che cancellerà le immondezze dell'idolatria; riceveranno uno spirito nuovo, un cuore nuovo, e saranno per sempre il vero popolo del Signore.
SECONDA LEZIONE (Is 1,16-19). - Queste cose dice il Signore: Lavatevi, purificatevi, togliete la malvagità dei vostri pensieri lungi dai miei occhi; cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, proteggete l'orfano, difendete la vedova. Orsù venite, accusatemi, dice il Signore. Se i vostri peccati fossero come scarlatto, imbiancheranno come la neve; e se fossero vermigli come la cocciniglia, saran bianchi come la lana. Se di buona volontà m'ascolterete, avrete i beni della terra: dice il Signore onnipotente.
I Penitenti.

È il momento che la Chiesa indirizza ai Penitenti questo bei passo d'Isaia. Anche per loro è preparato un bagno: un bagno affaticante, ma efficace a lavare tutte le macchie delle loro anime, se vengono con sincera contrizione e disposti a riparare il male commesso. Qual cosa più potente della promessa del Signore? I più marcati e smaglianti colori, tramutati in un istante nel puro candore della neve; ecco l'immagine della trasformazione che Dio sta per operare nell'anima del peccatore pentito. Chi non è giusto diventa giusto, le tenebre si trasformano in luce, lo schiavo di Satana diventa figlio di Dio. Rallegriamoci con la santa Madre Chiesa e raddoppiando il il fervore della preghiera e della penitenza, otteniamo che la schiera dei riconciliati, nel gran giorno della Pasqua, riesca a superare tutte e sue speranze.
VANGELO (Gv 9,1-38). - In quel tempo: Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita. Ed i suoi discepoli gli domandarono: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori per nascere cieco? Rispose Gesù: né lui ne i suoi genitori han peccato, ma è così, perché in lui si manifestino le opere di Dio. Bisogna che io compia l'opera di chi mi ha mandato, finché è giorno poi vien la notte, quando nessuno può operare. Finché son nel mondo, sono la luce del mondo. Ciò detto, sputò in terra, fece con la saliva del fango, ne spalmò gli occhi del cieco, dicendogli: Va', lavati nella vasca di Siloe (che significa inviato). Andò colui a lavarsi e tornò che ci vedeva. I vicini e quelli che l'avevano veduto prima a mendicare, dicevano: Non è quello che sedeva a chiedere l'elemosina? Altri dicevano: È lui. Altri: No, ma uno che gli somiglia. Ma egli diceva: Sono io: proprio quello. Gli dicevano: Come mai ti sono aperti gli occhi? Rispose: Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: Va' alla vasca di Siloe e lavati. Ci sono andato, mi sono lavato e ci vedo. Gli domandarono: Dov'è costui? Rispose: Non lo so. Condussero colui ch'era nato cieco dai Farisei. Ed era di sabato, quando Gesù fece quel fango e gli aprì gli occhi. Allora i Farisei lo interrogarono di nuovo in qual modo avesse ottenuta la vista. Ed egli rispose loro: Mi ha posto del fango sugli occhi, mi son lavato e ci vedo. Però alcuni dei Farisei dicevano: Non è da Dio quest'uomo che non osserva il Sabato. Altri dicevano: Come può un uomo peccatore fare tali prodigi? E tra loro v'era disaccordo. Dicono pertanto un'altra volta al cieco: E tu che ne dici di colui che t'ha aperto gli occhi? E rispose: È un profeta. E i Giudei però non credettero che prima fosse stato cieco e che avesse riacquistato la vista, fino a quando non ebbero chiamati i genitori di quello che ora ci vedeva, e li interrogarono dicendo: È questo il vostro figlio che voi dite nato cieco? Come mai ora ci vede? Risposero i genitori di lui: Sap­piamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco: come poi ora ci veda non lo sappiamo; neppure sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatene a lui; ha i suoi anni: parli lui di quello che lo riguarda. Così dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei, i quali avevano stabilito che se uno riconoscesse Gesù Cristo, fosse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: Ha i suoi anni: domandatene a lui. Chiamarono quindi di bel nuovo l'uomo ch'era stato cieco e gli dissero: Da gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è peccatore. Egli disse loro: Se sia peccatore non lo so; ma so questo solo: che ero cieco e ora ci vedo. Gli dissero ancora: E che ti fece? Come t'aprì gli occhi? Ve l'ho pur detto, rispose loro, e l'avete sentito: che volete sapere di più? Volete forse anche voi farvi suoi discepoli ? Ma essi lo ingiuriarono e gli dissero: Sii tu suo discepolo; quanto a noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè parlò Dio; ma costui non sappiamo di dove sia. Quell'uomo rispose loro: Qui appunto sta la meraviglia, che voi non sapete di dove sia e intanto mi ha aperto gli occhi. Or sappiamo che Dio non ascolta i peccatori; ma se uno ha il timor di Dio e fa la sua volontà egli lo esaudisce. Da che mondo è mondo non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato. E se questo non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla. Gli risposero dicendo: Sei nato nel peccato da capo a piedi e ci vuoi fare da maestro? E lo cacciarono fuori. Sentì Gesù che l'avevano cacciato fuori, e, incontratelo, gli disse: Credi tu nel Figlio di Dio? Quello rispose: E chi è, Signore, affinché creda in lui? Gli disse Gesù: L'hai veduto, e chi parla con te è quello. Allora egli esclamò: Signore, credo. E, prostratosi, l'adorò.
Il Battesimo.
La Chiesa dei primi secoli dava al Battesimo il nome di Illuminazione; infatti questo Sacramento conferisce all'uomo la fede soprannaturale, che lo illumina della luce divina. Per questa ragione oggi si leggeva il racconto della guarigione del cieco nato, simbolo dell'uomo che viene illuminato da Gesù Cristo. Questo motivo è spesso riprodotto sui dipinti murali delle Catacombe e sui bassorilievi degli antichi sarcofaghi cristiani.
Tutti noi nasciamo ciechi: Gesù Cristo, per il mistero della sua incarnazione, significata nel fango che rappresenta la nostra carne, ci ha meritato il dono della vista; ma per usufruirne, dobbiamo recarci alla piscina dell'Inviato divino e lavarci nell'acqua battesimale. Allora saremo illuminati dalla stessa luce di Dio, e saranno dissipate le tenebre della nostra ragione. La docilità e la semplicità con la quale il cieco nato eseguì gli ordini del Salvatore, sono lo specchio della condotta dei Catecumeni, i quali ascoltano docilmente gl'insegnamenti della Chiesa perché anch'essi vogliono ricuperare la vista. Il cieco del Vangelo, guarito, ci mostra che cosa operi in noi, per il Battesimo, la grazia di Gesù Cristo.
La Fede.
Ma perché la lezione sia completa, egli ricompare alla fine del racconto per offrirci un modello della guarigione spirituale dell'anima liberata dalla cecità del peccato. Il Salvatore l'interroga, come anche noi fummo interrogati dalla Chiesa presso la sacra piscina battesimale. "Credi tu nel Figlio di Dio?" gli domanda. Ed il cieco, tutto ardore per credere, risponde prontamente: "E chi è, Signore, affinché creda in lui?" Così è la fede, che conforma la debole ragione umana alla sovrana sapienza di Dio e ci mette in possesso della sua eterna verità. Non appena Gesù afferma la sua divinità riceve l'ossequio dell'adorazione da quell'uomo; ora è cristiano. Che perfetto e lucido insegnamento per i Catecumeni! Ma nello stesso tempo quel racconto manifestava loro, e ce la ricorda anche a noi, la perversità dei nemici di Gesù. Egli, il giusto per eccellenza, sta per essere condotto alla morte; l'effusione del suo sangue meriterà la guarigione a noi, che siamo ciechi dalla nascita e più ancora per i nostri peccati personali. Sia dunque gloria, amore e riconoscenza al nostro medico divino, che, con l'unirsi alla natura umana, ci ha procurato il collirio che risana i nostri occhi dalla loro infermità e ci ha fatti capaci di contemplare in eterno gli stessi splendori divini!


PREGHIAMO
Siano aperte, o Signore, le orecchie della tua misericordia alle preghiere di chi ti supplica; e, affinché consegua ciò che desidera, fa' che domandi quello che ti è gradito.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 597-608

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