sabato 15 marzo 2014

giudicare è un atto duvuto

Non giudicate, ma non siate caproni


di Salvatore di Fazio
No, non cercate il titolo di questo post nel Vangelo né queste parole. Non le troverete né in Matteo, né in Marco, né in Luca e neppure in Giovanni. Cristo non le ha mai dette.
In realtà questo post nasce perché per l’ennesima volta ho sentito usare queste parole: «non giudicate, per non essere giudicati», in maniera errata. Lo sperimentiamo nella vita quotidiana, noi giudichiamo. Giudichiamo se il giocatore di quell’altra squadra ha commesso oppure no un fallo, giudichiamo il piatto cucinato, quale lavoro fare, che moglie o marito prendere, per quale azienda lavorare, dove fare i viaggi per le ferie; e, cosa più importante, abbiamo giudicato la Chiesa Cattolica degna di Fede più di tutte le altre chiese e abbiamo giudicato Gesù Cristo Figlio di Dio (ovviamente grazie anche al dono della Fede).
Giudichiamo, non possiamo farci nulla. E’ nel nostro DNA. E, giudicare, è un’operazione che facciamo, si spera, con razionalità per mezzo del cervello, del nostro sapere. Infatti con difficoltà potremmo giudicare correttamente qualcosa di cui non siamo a conoscenza. Ed anzi, nella nostra società, facendo una esempio con i casi giuridici, non possiamo giudicare un omicida se non abbiamo prove a sufficienza.
Altresì sarebbe inverosimile che Colui il quale E’ Somma Sapienza, e ci ha fatto dono dell’intelletto, ci chiederebbe di non usarlo. Ed è anche vero che il Divino Maestro, durante la sua vita, con il suo comportamento, ci dimostra che un tipo di giudizio è buono, giusto e santo.
Quindi la fatidica frase: «non giudicate, per non essere giudicati», come si deve applicare? Cosa ci chiede Gesù?
Quello che troviamo nei 4 Vangeli è:

Matteo 7
1 Non giudicate, per non essere giudicati; 2 perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. 3 Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? 4 O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? 5 Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
6 Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Luca 6
36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
Di Matteo mi sono permesso di prendere qualche versetto in più per provare a spiegare meglio ciò che sto per scrivere. Ma di Luca ho preso solamente quei due versetti. In Marco troviamo solamente: «con la stessa misura con cui misurate vi sarà misurato» Mc 4,24
Sia in Matteo che in e Luca, troviamo il versetto che in molti citano quando l’argomento si fa spinoso e non vogliono sforzasi nella via di Cristo per emettere un corretto giudizio.
Questa frase la troviamo esattamente in entrambi quei Vangeli ma, se fate caso al Vangelo di Matteo, si trova in un contesto, un discorso, un pò più ampio, sono vari consigli che Gesù sta dando.

Sempre in Matteo Nostro Signore continua con: perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.
Quindi, effettivamente, un giudizio POSSIAMO emetterlo MA, attenzione, come giudicheremo saremo giudicati. Questo fa tremare i polsi nelle vene.
Ed allora come dovremmo giudicare? Sarebbe la domanda corretta da porsi. Dall’alto al basso? Possiamo giudicare in toto l’operato di una persona? Siamo in grado di giudicare le nostre stesse scelte

E’ in Luca che troviamo come Cristo ci chiede di giudicare: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro». E poi continua con: «perdonate e vi sarà perdonato». Anche in Matteo fa eco il concetto della misura.
Se non potessimo giudicare nulla e nessuno, non potremmo neanche perdonare. Non potremmo neanche essere oggetto di offesa in quanto non potremmo giudicare l’azione dell’altro. Ed allora, anche quì, emettiamo un giudizio.
Ma come dobbiamo giudicare, la persona/il peccatore/noi stessi? Con Misericordia!!! Quindi per essere misericordiosi dobbiamo anche giudicare, Le due cose non possono camminare separatamente. O daremo dei giudizi non corretti, se applichiamo solamente misericordia, o sarebbe falsa misericordia se non giudicassimo affatto il peccato commesso, e nostro e/o del fratello. E’ sempre il Signore che lo insegna: «15 Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;» (Mt 18,15). Se è una colpa, qualcuno l’avrà dovuta giudicare!
Dello stesso tenore è il versetto 6 di Matteo: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi». Perché in questo versetto il Sommo Maestro ci chiede di giudicare chi sono i cani ed i porci a cui non dare le cose sante!
Leggendo il Vangelo, se fate attenzione, Cristo ci insegna a giudicare il peccato ma, è fondamentale, non giudicare il peccatore, avere misericordia per il nostro fratello; nel caso dell’adultera disse: «va e non peccare più» (Gv 8,1-11) . E’ lì che il nostro giudizio si deve fermare (da un punto di vista spirituale non civile) perché noi non sappiamo cosa muove il cuore di un uomo e perché si comporta in una determinata maniera ma, giudicare il peccato o quel particolare comportamento, è un atto dovuto.
Per concludere. Essere misericordiosi significa sempre dare un’altra possibilità. Dare la possibilità alla persona di ravvedersi. Quindi saremo sempre misericordiosi, nel nostro intimo, e applicheremo la misericordia quando il nostro fratello ci «ascolterà» (sempre se noi siamo dalla parte del giusto. Un buon confronto con altre persone non guasta).

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