giovedì 1 agosto 2013

GMG 2013

 

Il falso papa dell’anti-chiesa mediatica. E quello vero. Che a Rio c’era, e ha parlato. Chiaro

Rio Prepares For Visit Of Pope Francis




RIO non è stata la
CARNEVALATA
che ci hanno presentato i media:
  ecco le vere parole di
PAPA FRANCESCO

Cosa è stata la GMG che si è da poco conclusa a Rio? Per molti media, un’occasione per strumentalizzare ancora una volta gesti e parole di un potenfice molto amato dalla gente a cui essi vogliono per forza cucire addosso un’immagine di rottura con i suoi predecessori e con il Magistero che lo ha preceduto. Ma è proprio così? In realtà, fermandosi alle parole del Papa, quello che si coglie è ben altro. Affidamento alla Vergine, richiamo alla Croce, presentazione dei valori cattolici: ecco quello che papa Francesco lascia ai giovani riuniti a Rio. E ai Vescovi, troppo spesso tentati da piani pastorali farraginosi o da creatività insulsa, raccomanda di essere fedeli a Gesù Cristo.


di Dorotea Lancellotti

Mi scrive il Mastino e mi chiede: «Non sarebbe il caso di far emergere con un breve articolo i “discorsi memorabili” che il Papa ha fatto in questa sua prima Gmg, distinguendo fra ciò che u media gli han fatto dire e ciò che egli ha veramente detto?» I media, purtroppo anche cattolici, si sono concentrati, come al solito, solo sulla “valigetta nera”, sulle carezze e sul vento – incredibile! il Papa ha accarezzato una bambina; ha fermato la papamobile ed è sceso…. – come se avessero dimenticato i gesti esteriori dei Pontefici del passato sui quali, e per ognuno di loro, ci sono aneddoti commoventi per ogni viaggio che hanno fatto. E’ davvero odioso e deleterio fare paragoni tra papi, noi cercheremo di offrirvi in tre punti chiave un piccolo resoconto di questo magistero petrino, attingendo da ciò che papa Francesco ha veramente detto e che i media si sono ben guardati dal comunicare.

QUEL CHE IL PAPA HA VERAMENTE DETTO 
Presentazione della GMG a Rio: già il messaggio scelto la dice lunga sul fatto che non si è trattato di una carnevalata. Parole volute da Benedetto XVI e confermate da Papa Francesco.

Le Giornate Mondiali della Gioventù (Gmg), realizzate da Giovanni Paolo II da una idea abbozzata da Paolo VI, iniziate nel 1987 in Argentina (guarda caso a casa di Bergoglio, futuro Pontefice), hanno sempre un Messaggio pontificio che le precede, come in questo caso, il cui testo, inviato da Benedetto XVI, ha spianato la strada oggi al suo successore, papa Francesco. Il titolo di questa Gmg era: “Andate e fate discepoli tutti i popoli!” (cfr Mt 28,19), perciò è importante che partiamo dal testo programmato per comprendere che cosa ha detto davvero il papa.

Tutti i discorsi e le omelie di papa Francesco, infatti, ruotano attorno al messaggio varato dal predecessore senza nulla togliere ed, anzi, donando al tutto quel suo modo di fare che gli è proprio addolcendo, potremmo dire, un messaggio che non è solo una sfida, ma prendere sul serio un impegno, diventare protagonisti di questo discepolato, andare con coraggio controcorrente. Papa Francesco ha esordito, nel saluto alle autorità ospitanti, senza alcun riferimento politico ma così e semplicemente in termini missionari: «Io non ho né oro né argento, ma porto ciò che di più prezioso mi è stato dato: Gesù Cristo! Vengo nel suo Nome per alimentare la fiamma di amore fraterno che arde in ogni cuore; e desidero che a tutti e ciascuno giunga il mio saluto: “La pace di Cristo sia con voi!”»

Chi ha seguito davvero Francesco da quel 13 marzo 2013, lasciando da parte le chiacchiere mediatiche e i titoloni giornalistici, si sarà reso conto che non ha fatto altro che ricomporre, in questi incontri, gran parte di pensieri magisteriali espressi fino ad oggi sia nelle omelie del mattino, quanto nei discorsi e nelle Messe ufficiali.


Innanzi tutto la sua squisita devozione mariana. Un affetto filiale costante, quotidiano, ed espresso vivamente con l’Atto di Consacrazione alla Virgen de Aparecida, Regina del Brasile, al quale ha fatto anche seguire la promessa di ritornare in questo Santuario nel 2017, a Dio piacendo. La Madre di Cristo è perciò il modello per eccellenza e così lo ha spiegato nell’omelia ad Aparecida: «La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre e chiede: “Mostraci Gesù”. E’ da Lei che si impara il vero discepolato. Ed ecco perché la Chiesa va in missione sempre sulla scia di Maria…»

Già in partenza papa Francesco ai giornalisti sull’aereo aveva specificato questo: «Hanno detto – ho sentito – cose un po’ strane: “Non siete santi della mia devozione”, “Io sono qui fra i leoni …”, ma non tanto feroci, eh? Grazie. Davvero io non do interviste, ma perché non so, non posso, è cosi. Per me è un po’ faticoso farlo, ma ringrazio questa compagnia. Questo primo viaggio è proprio per trovare i giovani, ma trovarli non isolati dalla loro vita, io vorrei trovarli proprio nel tessuto sociale, in società. Perché quando noi isoliamo i giovani, facciamo un’ingiustizia; togliamo loro l’appartenenza…»

Papa Francesco ha capito bene il potenziale giovanile di questa società che rifiuta Dio, rifiuta il suo discepolato, penalizzando la società stessa perché la priva di elementi cristiani fondamentali, perciò non richiama soltanto i giovani ad assumersi delle responsabilità che questo discepolato comporta, ma li spingerà attraverso questo magistero accompagnato dai suoi gesti, ad avanzare con coraggio nelle difficoltà del nostro tempo, avanzare controcorrente, senza paura e avendo come modello la Madre di Dio.

In verità poi, al ritorno, Papa Francesco ha rilasciato una lunga intervista di un’ora e mezza in tutta libertà che, naturalmente, ha suscitato i soliti isterismi mediatici che ci appare anche inutile scandagliare, perciò vi rimandiamo alla versione ufficiale ed integrale che potete trovare qui nel sito del vaticano.

L’entusiasmo con cui è stato accolto papa Francesco a Rio.

Un punto fondamentale di questo magistero fra il papa e i giovani è stato quello della “cultura dello scarto”, una forte preoccupazione di Francesco che ammonisce contro chi “scarta gli anziani” , ammonisce contro l’eutanasia che si esplica in mille modi. Sempre sull’aereo ha detto: «I giovani, in questo momento, sono in crisi. Un po’ noi siamo abituati a questa cultura dello scarto: con gli anziani si fa troppo spesso! Ma adesso anche con questi tanti giovani senza lavoro, anche a loro arriva la cultura dello scarto. Dobbiamo tagliare questa abitudine a scartare! (..) E’ questo un po’ il senso che io voglio dare a questa visita ai giovani, ai giovani nella società».

E, con un fuori programma, incontra i giovani nella cattedrale di san Sebastiano e sottolinea:

«Guardate, io penso che, in questo momento, questa civiltà mondiale sia andata oltre i limiti, sia andata oltre i limiti perché ha creato un tale culto del dio denaro, che siamo in presenza di una filosofia e di una prassi di esclusione dei due poli della vita che sono le promesse dei popoli. Esclusione degli anziani, ovviamente. Uno potrebbe pensare che ci sia una specie di eutanasia nascosta, cioè non ci si prende cura degli anziani; ma c’è anche un’eutanasia culturale, perché non li si lascia parlare, non li si lascia agire. E l’esclusione dei giovani. (..) Allora i giovani: devono emergere, devono farsi valere; i giovani devono uscire per lottare per i valori, lottare per questi valori; e gli anziani devono aprire la bocca, gli anziani devono aprire la bocca e insegnarci! Trasmetteteci la saggezza dei popoli!».

Come il suo predecessore Benedetto XVI, papa Francesco a Rio ha detto quali sono i punti fermi della fede. Qui sono ritratti insieme in un’occasione precedente alla GMG.

E nel salutare i volontari, tutti giovani, ribadisce il valore del matrimonio: «C’è chi dice che oggi il matrimonio è “fuori moda”. E’ fuori moda? [No...]. Nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, “per sempre”, perché non si sa cosa riserva il domani. Io, invece, vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare contro corrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il coraggio di “andare contro corrente”. E abbiate anche il coraggio di essere felici…»

Parole forti che i TG, i media in generale, non hanno riportato come meritavano.

Un altro filo conduttore è stata la Croce. Francesco ne aveva parlato in altre occasioni e qui dal Brasile ritorna con forza a dire: «La fede in Gesù Cristo non è uno scherzo, è una cosa molto seria. E’ uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi. E’ uno scandalo che sia morto su una croce. E’ uno scandalo: lo scandalo della Croce. La Croce continua a far scandalo. Ma è l’unico cammino sicuro: quello della Croce, quello di Gesù, quello dell’Incarnazione di Gesù. Per favore, non “frullate” la fede in Gesù Cristo. C’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete “frullato” di fede».

Senza dubbio è un linguaggio nuovo quello che sentiamo, ma non nuovo nei contenuti che gli stessi media hanno ben compreso e forse per questo hanno preferito glissare. O come le mille domande che il papa ha affidato ai giovani: «Oggi, farà bene a tutti chiedersi con sincerità: in chi riponiamo la nostra fiducia? In noi stessi, nelle cose, o in Gesù?».

Ai Vescovi a Rio, qui impegnati in un risibile flash mob, il Papa ha chiesto di lasciar perdere la creatività pastorale e di concentrarsi sulla fedeltà a Gesù Cristo. Lo ascolteranno?

O come quando ha spinto i giovani a riscoprire il valore dell’Angelus, invitandoli a riprendere questa devozione quotidiana: «Una bellissima espressione popolare della fede è la preghiera dell’Angelus [in Brasile, l’Ora di Maria]. E’ una preghiera semplice da recitarsi in tre momenti caratteristici della giornata che segnano il ritmo delle nostre attività quotidiane: al mattino, a mezzogiorno e al tramonto. Ma è una preghiera importante; invito tutti a recitarla con l’Ave Maria. Ci ricorda un evento luminoso che ha trasformato la storia: l’Incarnazione, il Figlio di Dio si è fatto uomo in Gesù di Nazaret».

O come quando ammonisce i giovani, nel venerdì dopo la Via Crucis, ad essere coerenti: «Quanto fanno soffrire Gesù le nostre incoerenze!».

Papa Francesco non ha portato ricette ma ha lasciato ai giovani, e ad ognuno di noi che lo abbiamo ascoltato, molte domande alle quali solo il nostro libero arbitrio può dare una risposta coerente: «Tanti volti li abbiamo visti nella Via Crucis, tanti volti hanno accompagnato Gesù nel suo cammino verso il Calvario: Pilato, il Cireneo, Maria, le donne… Io oggi ti chiedo: Tu come chi di loro vuoi essere? Vuoi essere come Pilato che non ha il coraggio di andare controcorrente per salvare la vita di Gesù e se ne lava le mani. Dimmi: sei uno di quelli che si lavano le mani, che fa il finto tonto e guarda dall’altra parte? O sei come il Cireneo, che aiuta Gesù a portare quel legno pesante, come Maria e le altre donne, che non hanno paura di accompagnare Gesù fino alla fine, con amore, con tenerezza. E tu, come chi di questi vuoi essere? Come Pilato, come il Cireneo, come Maria? Gesù ti sta guardando adesso e ti dice: mi vuoi aiutare a portare la Croce? Fratelli e sorelle: con tutta la forza di giovane, che cosa Gli rispondi?».

Anche ai Vescovi Francesco ricorda: «Non è la creatività pastorale, non sono gli incontri o le pianificazioni che assicurano i frutti, ma l’essere fedeli a Gesù, che ci dice con insistenza: «Rimanete in me e io in voi» (Gv 15,4) (..) Lasciatemi dire, che dovremmo essere quasi ossessivi in questo senso. Non vogliamo essere presuntuosi, imponendo “le nostre verità”. Ciò che ci guida è l’umile e felice certezza di chi è stato trovato, raggiunto e trasformato dalla Verità che è Cristo e non può non annunciarla (cfr Lc 24,13-35)».

COSA I GIORNALISTI GLI HANNO FATTO DIRE

Papa Francesco si avvia portando da solo la sua borsa. Questo, per molti media, è stato il gesto più importante compiuto dal Papa in partenza per la Gmg. Da lì si comprende la loro malafede…

I media, si sa, sono schiavi dell’immagine che devono dare, dello scoop che devono trovare affinché le proprie testate “facciano notizia” e così la prima immagine del nuovo papa che parte per la sua prima Gmg è costellata da mille supposizioni perché Francesco porta da solo la sua 24ore. La prima notizia non è il programma del Pontefice scritto nel messaggio del suo predecessore e sul quale si sono preparati i giovani da tre anni, ma la descrizione tipica del turista o del vacanziero che si reca appunto in vacanza: come veste, cosa si è portato dietro e soprattutto in che cosa si differenzierà rispetto al suo predecessore. La guerra mediatica comincia così dall’immagine di Francesco che sale l’aereo con la borsa per proseguire poi con pietose descrizioni tendenti sempre a fare accostamenti con gli altri papi, come a volerli volutamente separati. Seguendo le dirette ho notato, infatti, come i nostri media hanno taciuto quando al primo incontro con i giovani Francesco ha sottolineato come essi avessero risposto all’invito di Benedetto XVI per questa Gmg e al quale tutti loro, e con il successore, avevano generosamente risposto.

Hanno taciuto su quella immagine di Francesco che, quando veste i paramenti liturgici e celebra l’Eucaristia, non sorride mai, ma è sempre coinvolto nel rito cercando di far comprendere ai giovani che un conto è il momento dell’incontro con lui per le strade o in qualche ritrovo organizzato, altra cosa è l’incontro di lui in quanto Vicario di Cristo che con il popolo insieme si inginocchia, si prostra davanti al Signore, Gesù Ostia santa. Il papa che abbraccia i bambini e gli anziani, malati e giovani, non è affatto una novità né uno scoop, e quando si tende a far prevalere i gesti sui contenuti magisteriali, significa che questi ultimi non piacciono, non sono trendy. Per questo motivo, i media tendono a far “parlare” il papa attraverso i suoi gesti spesso gonfiandoli, isolandoli dal contesto e dal Magistero, per far dire al papa ciò che proprio egli non vuole dire nè ha in mente a cominciare da questa forzata icona idolatrica della sua persona. Chi ama davvero il papa, faccia attenzione a ciò che i media impongono alla collettività finendo per ottenere il risultato opposto, una sorta di veleno, il contrario di ciò che il papa predica.

GESTI “INSPIEGABILI” DEL PAPA?

Ci sono gesti che entrano subito nel cuore. Ma quello che conta è il Magistero: ed è qui che papa Francesco sta confermando di essere perfettamente in linea con i suoi predecessori.

Ogni papa ha il proprio stile e così Francesco ha il suo. Può piacere o non piacere che molto, ahimè, dipende proprio da come i media trasmettono questi gesti. Gesti davvero inspiegabili? No! Chi conosce Bergoglio, così come chi ha conosciuto per davvero i suoi predecessori, sa dare equilibrio a certi gesti senza enfatizzarli, senza toglierli dal proprio contesto, senza divinizzarli. «E perciò tutta quella venerazione che, e con la degnazione dei fratelli e con la pietà dei figli, voi avete reso a me, siate convinti di averla, con più devozione e verità, resa insieme con me a Colui alla sede del quale noi godiamo non tanto di presiedere, quanto di servire. Abbiamo fiducia che, per le preghiere di Lui, Dio misericordioso benignamente riguardi i tempi del nostro ministero e si degni sempre di custodire e pascere il pastore delle sue pecore…»: con queste parole san Leone Magno ringraziava i fedeli nell’omelia per il suo anniversario alla Sede petrina. Ci sembra di leggerle oggi in forma molto attuale nei confronti di Francesco e dei suoi predecessori, e di quelli che verranno anche dopo di lui!

I gesti tipici di un pontefice non fanno il Magistero e non sono il Magistero, ma bensì accompagnano il ministero petrino verso l’intramontabile dottrina della Chiesa di Cristo. Non sono pertanto gesti inspiegabili, quelli di Bergoglio, ma fanno parte della sua personale persona perché il Cristo, nell’elezione del suo Vicario in terra, ha spesso scelto ciò che al mondo appare piacevole ma anche stolto, incomprensibile, e persino scandalo. Sembra che il Signore, piuttosto, voglia soddisfare un pò tutti i “gusti” dei fedeli scegliendo tra i suoi vicari figure assai diverse fra loro, ma mai in contraddizione, quanto piuttosto agevolare il cammino di conversione di ogni persona umana. I “partiti” nella Chiesa, quelli che dividono o che vedono nei gesti di un pontefice il tramonto della Tradizione e persino della dottrina, dimenticano probabilmente il monito di san Paolo ai Corinti, laddove ammonisce: «Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti. Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “E io di Cefa”, “E io di Cristo!”. Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio, perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome»(1Cor.1,10-16).

Nessun commento:

Posta un commento