martedì 27 novembre 2012

S. CATERINA LABOURÉ

28 NOVEMBRE

S. CATERINA LABOURÉ, VERGINE

Una notte d’estate

Il 18 Luglio 1830, la vigilia della festa di San Vincenzo, che Caterina ama tanto, la giovane novizia ricorre a colui di cui ha visto il cuore, traboccante d’amore, perché l’aiuti ad esaudire il suo grande desiderio di vedere la Santa Vergine. Alle 11, 30 di notte, si sente chiamare per nome.
Un misterioso bambino è ai piedi del letto e la invita ad alzarsi:

« La Santa Vergine ti attende»

le dice. Caterina si veste e segue il bambino che diffonde raggi di luce dappertutto dove passa
Arrivati nella cappella, Caterina si ferma dalla parte della sedia del sacerdote, situata nel coro. Ode allora come il fruscio di una veste di seta. Son petit guide dit:

«Ecco la Santa Vergine »

Disse la sua piccola guida. Caterina esita a credere. Ma il fanciullo ripete con una voce più forte:

« Ecco la Santa Vergine. »

Caterina corre ad inginocchiarsi presso la Madonna che è seduta sulla sedia (del sacerdote) « Allora, ho fatto un balzo per avvicinarmi a lei,e mi sono messa in ginocchio sui gradini dell’altare, con le mani appoggiate sulle ginocchia di Maria.

Il momento, che ho passato così, è stato il più dolce di tutta la mia vita. Mi sarebbe impossibile dire ciò che ho provato. La Santissima Vergine mi ha detto poi come avrei dovuto comportarmi con il mio confessore e molte altre cose.

Caterina riceve l’annuncio di una missione e la richiesta di fondare una Confraternita di Figlie di Maria. Ciò sarà fatto dal Padre Aladel il 2 Febbraio 1840.

Il 27 Novembre

Il 27 Novembre 1830 alle 17, 30, durante la meditazione, Caterina vede nel posto dove ora è situata la statua della Santa Vergine del globo, come due quadri viventi che passano in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente.

« Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini.»

Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice :

«Ces rayons sont le symbole des grâces que je répands sur les personnes qui me les demandent ».

Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta.

« O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te ».

scritta in lettere d’ oro.
Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole :
« Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie ».

Addio

Nel mese di Dicembre del 1830, durante la meditazione, Caterina sente di nuovo un fruscio, questa volta dietro l’altare. Lo stesso quadro della medaglia si presenta vicino al tabernacolo, ma un po’ più in dietro.

« Questi raggi sono il simbolo delle grazie che la Santa Vergine ottiene per le persone che gliele chiedono… Non mi vedrai più ».

E’ la fine delle apparizioni. Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, circa le richieste della Madonna. Il Sacerdote reagisce negativamente, proibisce a Caterina di pensare a queste cose. Lo choc è forte.
Il 30 Gennaio 1831, la formazione per lei termina. Caterina prende l’abito. Il giorno dopo, va all’ospizio di Enghien fondato dalla famiglia d’Orléans, che si trova al N° 12 di via de Picpus, à Reuilly, nella zona Est di Parigi, in un quartiere povero, dove lei servirà i poveri per ben 46 anni, in incognito.

Le apparizioni

Il cielo è sceso sulla terra… Da Giugno a Dicembre del 1830 Suor Caterina, giovane novizia delle Figlie della Carità, riceve l’immensa grazia di intrattenersi per ben tre volte con la Maria Vergine.
Durante i mesi precedenti, Caterina ha beneficiato di altre apparizioni.
San Vincenzo de Paoli le ha manifestato il suo cuore. In preghiera nella cappella, Caterina vide, per tre giorni di seguito, il cuore di San Vincenzo di tre colori diversi. Le appare dapprima bianco, colore della pace; poi rosso, colore del fuoco; infine nero, simbolo delle disgrazie che sarebbero cadute sulla Francia e su Parigi in particolare.
Poco tempo dopo, Caterina ha visto il Cristo presente nell’Eucaristia, al di là delle apparenze del pane.

« Ho visto Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, durante tutto il tempo del mio Seminario, eccettuate le volte durante le quali dubitavo. »

Il 6 Giugno 1830, festa della Santa Trinità, Il Cristo le è apparso come un Re crocifisso spogliato di tutti i suoi ornamenti.

seconda lettura
Dalle Conferenze spirituali di S. Vincenzo de' Paoli, sacer­dote
(Conferenza 85 alle Figlie della Carità:  Conespondance, Entret Docum,. Paris 1920-1925, vol. X, pp. 331-337)
I poveri sono i nostri padroni
II vostro principale compito, dopo quello di amare Dio e di piacergli, dev'essere il servizio dei poveri malati, fatto con amore e dolcezza, compatendo le loro infermità e ascol­tando le loro lamentele, come fa una madre amorosa. Essi vedono in voi le loro nutrici e le persone che Dio ha loro in­viate espressamente per soccorrerli. Dovete perciò conside­rarvi come chiamate a rendere manifesto l'amore di Dio verso i poveri malati. Questo amore di Dio verso i poveri agisce con soavità e generosità; di conseguenza, anche voi dovete trattare i malati — come ci insegna la carità — con mansuetudine, con carità, con bontà, perché essi sono i vostri e i miei padroni. In una Compagnia, di cui non ricordo il nome, si usa chiamare i poveri «nostri padroni e nostri protettori»; e a ragione, perché nel regno dei cieli essi sono veramente grandi signori: a loro spetta aprire la porta di questo regno, come sta scritto nel Vangelo. Ecco quello che vi spinge a servirli come vostri padroni, con pietà e venerazione: essi rappresentano per voi la perso­na stessa di Gesù Cristo, il quale ha detto: «Quello che ave­te fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». Sì, sorelle mie, Nostro Signore è davvero presente nel malato che riceve i vostri serivizi. Non solo, dunque, dovete evitare ogni asprezza e impazienza, ma, al contrario, dovete impegnarvi a servirli con dolcezza e bontà. Oh, come dovete considerarvi beate per il fatto che Dio vi ha affidato un così grande incarico! Cosa c'è di più bello di colui che abbandona tutto per dedicarsi interamente al servizio dei poveri? Se potessimo vedere una Figlia della Carità che serve amorevolmente i poveri, che si occupa della loro salute spi­rituale, che si applica con tutte le sue forze alla propria per­fezione per piacere a Dio; se potessimo penetrare nell'ani­ma di questa suora, ricca di tutte queste virtù, non potrem­mo vedere niente di più bello! Vedremmo quest'anima ri­splendere come il sole, come dice la Scrittura: «II giusto splenderà come il sole». Oh, se poteste comprendere che grande grazia sia per voi servire i poveri, ed essere da Dio chiamate a questo!  Dobbiamo credere fermamente che la Figlia della Cari­tà, la quale abbia speso tutta la sua vita nel servizio di Dio, abbia abbandonato tutto e abbia scelto di amare in questo mondo soltanto Dio, sarà beata in paradiso!

responsorio 1 Cor. 27. 28-29; Sal 137,6    
Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, e ha scelto ciò che è nulla
per ridurre a nulla le cose che sono,  * perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.
Eccelso è il Signore e guarda verso l'umile, ma al superbo volge lo sguardo da lontano,
perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.

orazione        O Dio, tu hai concesso a santa Caterina Labouré il privi­legio di vedere la Madre del Figlio tuo e di parlarle in tutta familiarità, e l'hai guidata a donare, umile e lieta, la sua vi­ta, nascosta in Cristo, al servizio dei poveri; a noi che ne ce­lebriamo il ricordo concedi di saperti sempre riconoscere nei poveri per servirli in semplicità di cuore e presentarci al mondo come veri testimoni della tua carità. Per il nostro Sigore…

Saluta gli amici a uno a uno. 3 Gv 1, 13

 
In Borgogna nacque una santa creatura
di nome Caterina.
Orfana, curò i fratelli, si fece madre;
poi il Signore la chiamò ed ella rispose,
si voltò, ed abbracciò la Croce.
  Nella cella ebbe visioni,
vide Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento,
vide il cuore del Santo della carità ( S. Vinc. De Paoli) ,
vide l'Immacolata, Madre delle madri:
gioì in Cristo Salvatore.
   Non vanto, non esaltazione,
non ornamento sul suo capo:
giglio silenzioso presso l'altare,
svolse il suo compito con umiltà,
servì, si fece piccola.
   O dolce Figlia della Carità,
noi ti preghiamo:
rendici degni della tua umiltà,
guidaci nel grembo di tenerezza
ove i servi di Dio riparano beati;
   apri le nostre mani alla misericordia,
sii nostra purezza, innocenza versata,
amore ardente nell'asprezza del cammino;
fa' che mai la mano sia priva di compassione,
vera porta che conduce a Cristo. Amen.

Supplica alla Vergine della Medaglia Miracolosa

Da recitarsi il 27 Novembre, festa della Medaglia, ed in ogni urgente necessità.


O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie. Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia. Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest'ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d'affetto e pegno di protezione. Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio. Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all'unìsono col tuo. Lo accenderà d'amore per Gesù e lo fortificherà per portare ogni giorno la propria croce dietro a Lui.

Ave, Maria.
O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te.

Questa è l'ora tua, o Maria, l'ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l'ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra. Fai, o Madre, che quest'ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest'ora sia anche l'ora nostra: l'ora della nostra sincera conversione, e l'ora del pieno esaudimento dei nostri voti. Tu che hai promesso proprio in quest'ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche. Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbi dunque pietà di noi. Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l'amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia.

Ave, Maria.
O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te.

O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti. Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest'ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari. Ricordati che anch'essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Amen.

Salve, Regina.
O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te.
 
Pio XII 17 Luglio 1947 Omelia per la canonizzazione di s. Caterina Labourè

Venerabiles Fratres, Dilecti Filii,
Confiteor tibi, Pater, Domine caeli et terrae, quia abscondisti haec a sapientibus et prudenti-bus, et revelasti ea parvulis (Matth., XI, 25; Luc., X, 21). Placet Nobis, dum in hac templi maiestate Catharina Labouré nova redimita gloria refulget, hanc Divini Redemptoris iterare sententiam, quae ut eius animi simplicitati, ita supernis donis eidem a Deo impertitis, ac singulari mirabilique muneri, eidem a Deipara Virgine concredito, peculiari modo respondere videtur.
Est utique summa admiratione dignum almam Dei Matrem cernere se humili puellae, ut traditur, conspiciendam dare, cum eadem arcanis colloqui verbis, ac prodigiale, ante eius oculos radians, ostendere nomisma, quod omni ope ac non sine uberrimo caelestium gratia-rum imbre propagari debeat. At maiore etiam Nobis admiratione videntur digna Vincentianae huius virginis virtutum ornamenta, quibus, dum vixit, suis sodalibus in exemplum praeluxit, et quibus hodie in Sanctarum Caelitum choris quasi gemmata renidet.
Imprimisque christianae humilitatis studio praestat, ac vitae simplicitate; siquidem, quamvis apud Divinum Redemptorem eiusque sanctissimam Matrem tanta floreret gratia, tantisque frueretur favoribus, nihilominus ignotam in umbratili silentio se vivere, quasi absconditam violam, adamabat suavia tantum superni odoris blandimenta, quae internam referebant sanctitudinem, circumquaque edens. Eius autem morum innocentia animique candor ita per eius oculos eiusque aspectum virgineum elucebant, ut omnes ad caelestia alliceret, ad virtutemque assequendam permoveret.
Quamvis tamen supernis visionibus non semel dignata esset, supernisque ncn raro afllueret deliciis, nihilo secius humilem se Dei ancillam despiciens, non huius mundi gloriolas captabat, sed amabat poti.us nesciri et pro nihilo reputari (cfr. «De imit. Christi», I, 3). Quamobrem, Dei Divinaeque Matris honoris unice cupida, communia atque etiam viliora in Religiosa Sodalitate munia, quae sibi credita essent, libens amplectebatur. Itaque aegrotos diligentissime curare, de eorum corpore non modo, sed de eorum etiam relevando animo sollicita; senibus atque infirmis, sui ipsius immemor, famulari ; ostiariam agere, ac neminem, nisi sereno ac demisso vultu, excipere ; coquinariam artem exercere ; vestes sarcire laceras, vel consumptas ; omnia denique, etiam si sordida atque onerosa, obire ministeria, quae sibi commissa essent, numquam renuit. Idque dum impigra semper, operosa ac vel laeta agebat, eius mens a supernis rebus non abstrahebatur, quandoquidem in omnibus Deum, omniaque in Deo cernere sollemne habebat.
Quotiescumque autem poterat Eucharistica adire tabernacula, vel divinae Matris sacrae imagini se sistere, eidemque sua vota pandere suasque incensissimas admovere preces, id tam libenter, tam impensa amoris impulsione faciebat, ut luculentissime pateret, quamvis hoc in terrestri versaretur exsilio, se tamen mente et animo in calestibus habitare; ac nihil magis excupere, quam ad perfectissima quaeque citato gradu scandere, ac se suasque vires ad ea adipiscenda convertere. Peculiari autem pietatis ardore Sacratissimum Cor Iesu et immacula-tum Deiparae Virginis Cor diligebat; ad eaque redamanda omnes, quoscumque poterat, alloquio atque exemplo suo excitabat quam maxime.
Quamobrem, cum ad mortalis suae vitae pervenisset exitum, non mortem tremebunda oppetiit, sed laeta, sed hilaris; ac Deo Sanctissimaeque Virginis patrocinio omnino fidens, postquam eius prodigiale nomisma extenuatis tremulisque manibus ultimum distribuere potuit circum-stantibus, serena atque arridens ad Caelum evolavit. Multa profecto sunt, quae nobis, si terrestrem Sanctae huius Caelitis incolatum intento studiosoque animo meditamur, salutariter imitanda proponuntur; attamen id primum esto: nemini nempe, qui almam Dei Matrem sincera pietate recolat, eiusque sanctissimis vestigiis insistere pro facultate enitatur, eius validam defu-turam esse tutelam, vel praesentissimum defuturum auxilium. Sancta igitur Catharina Labouré exemplo suo ad incensam actuosamque eiusmodi pietatem nos adhortatur omnes; cuius quidem adhortationi si volenter operoseque respondebimus, facilius profecto pandetur nobis ad virtutem iter, facilior atque expeditior ad caelestem beatitatem nobis erit ascensus. Amen.
 

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