mercoledì 17 ottobre 2012

S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA

17 OTTOBRE
S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA 
Vescovo e Martire


R. Johanny, L'Eucharistìe selon s. Ignace d'Antioche, pp. 244-246.
Sant'Ignazio di Antiochia, pastore e martire. Eucaristia e martirio

Per Ignazio di Antiochia fede e carità sono parteci­pazione a quell'amore incorruttibile di cui la celebra­zione eucaristica è la caparra. Così si traduce tutta la dinamica dell'Eucaristia. Vissuta nella fede e nella ca­rità, essa conduce ad un'unione sempre più perfetta con Cristo e, attraverso di lui, al Padre secondo un rigoroso processo di ascesi, di rinuncia per impulso dello Spirito.  Le affermazioni di Ignazio ai cristiani di Roma non arrecano alcun danno al profondo realismo della Carne del Cristo, della fede nella Carne del Cri­sto: la sua Carne storica, la sua Carne eucaristica. Lun­gi dal contraddire il profondo realismo espresso nella lettera agli Smirnesi (Ad Smyrn., 8,1) e nella lettera ai Filippesi, non fanno che rafforzarlo. La fede e la ca­rità non possono essere dette Carne e Sangue di Cristo se non perché esse suppongono la realtà di questa carne e trovano in essa il loro fondamento.
La realtà della Carne di Cristo è per Ignazio esigenza di martirio e questo martirio deve essere vissuto come un'Eucaristia, come una partecipazione alla morte e al la risurrezione di Cristo. Descritto in termini cultuali, il martirio per il vescovo di Antiochia è come un'Eucaristia, è sacrificio a Dio e sfocia nella perfetta imitazione del Cristo divenendo atto supremo di unione totale e definitiva al Cristo. Di qui la supplica di Ignazio ai Romani, il suo grido: «Lasciate che io sia pasto delle belve; per mezzo delle quali mi sarà possibile raggiungere Dio. Sono il frumento di Dio, macinato dai denti delle fiere, per diventare pane puro di Cristo» (Ad Rom.. 4,1). Tutte queste espressioni sono impregnate di grande energia. Ma come comprendere questo testo? Lungi dall'essere l'esagerazione di un mistico dalla fan­tasia fervida, è la logica conclusione di un processo ini­ziato nell'Eucaristia. Non c'è dubbio, infatti, che per Ignazio questa corsa al martirio si iscrivesse nella logica interna di un movimento e di una sete di Dio che lo spinge fino alla perfetta imitazione, mediante l'identifi­cazione al Cristo. Il martire diventa imitazione della passione, sacrificio. Ignazio si offre in sacrificio a Dio, «finché l'altare è pronto» (Ad Rom., 2,2). Ed è così che, frumento di Dio, diverrà pane puro di Cri­sto, o ancora vittima offerta a Dio (Ad Rom., 4,3). Di­scepolo di Cristo e imitatore della passione di Dio (Ad Rom., 5,3) sarà un affrancato di Gesù Cristo e rinasce­rà libero in lui (Ad Rom., 4,3). Questo cammino di Ignazio si iscrive nel prolunga­mento delle energie dell'Eucaristia. Come l'Eucaristia e a partire dall'Eucaristia, il martire trae valore dalla passione di Cristo e sfocia nella risurrezione. Nell'iden­tificazione al Cristo, grazie al dono totale di sé nel mar­tirio, Ignazio compie in se stesso il profondo significato del sacrificio eucaristico; attualizza nella sua persona, per quanto è possibile, la densità del mistero eucaristico, nella celebrazione del sacrificio dell'altare. (...) L'Eu­caristia, per Ignazio d'Antiochia, è essenzialmente una realtà viva, vivificante, un'energia, una potenza. È la realtà stessa del Cristo nella pienezza del mistero reden­tore, che richiede incessantemente di essere attualizzata, vissuta, per sbocciare in carità e in santità.

Orazione  O Dio onnipotente ed eterno, che nel sacrificio dei martiri edifichi la tua Chiesa, mistico corpo del Cristo, fa' che la gloriosa passione che meritò a sant'Ignazio una corona immortale, ci renda sempre forti nella fede. Per il nostro Signore.
   
Omnípotens sempitérne Deus, qui sanctórum mártyrum confessiónibus Ecclésiæ tuæ sacrum corpus exórnas, concéde, quæsumus, ut hodiérna glória passiónis, sicut beáto Ignátio magnificéntiam tríbuit sempitérnam, ita nobis perpétuum munímen operétur. Per Dóminum.


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