mercoledì 16 maggio 2012

s. pasquale

17 MAGGIO      
SAN PASQUALE  BAYLON

Nacque il 16 maggio 1540, giorno di Pentecoste, a Torre Hermosa in Aragona; dimostrò presto una spiccata devozione verso l’Eucaristia, caratteristica di tutta la sua vita religiosa.
Fu pastore prima del gregge della famiglia poi a servizio di altri padroni, la solitudine dei campi favorì la meditazione, il suo desiderio di spiritualità, la continua preghiera; prese anche a mortificare il suo giovane corpo con lunghi digiuni e flagellazioni dolorose.
A 18 anni chiese di essere accolto nel convento di S. Maria di Loreto, dei Francescani detti Alcantarini, da s. Pietro d’Alcantara loro ispiratore, non fu accettato forse per la giovane età.
Pasquale pur di rimanere nei dintorni del convento, si occupò sempre come pastore, al servi-zio del ricchissimo possidente Martino García, il quale ammirato di questo suo giovane dipen-dente, gli propose di adottarlo così da poter diventare suo erede universale, ma Pasquale diede un deciso rifiuto, perché più che mai era deciso ad entrare tra i frati di s. Francesco.
Sebbene così giovane, si acquistò una certa fama di santità per le virtù cristiane e morali, ma anche per fatti prodigiosi di cui fu l’artefice.
Dopo due anni nel 1560, venne ammesso nel convento di S. Maria di Loreto, dove fece la sua professione religiosa il 2 febbraio 1564; non volle mai ascendere al sacerdozio, nonostante il parere favorevole dei superiori, perché non si sentiva degno e nella sua umiltà si contentò di rimanere sempre un semplice fratello laico.
Fu per anni addetto ai vari servizi del convento, specialmente come portinaio, compito che espletò sempre con grande bontà, anche nei conventi di Jatíva e Valenza. Fu davvero ‘pente-costale’, cioè favorito dagli straordinari doni dello Spirito Santo, tra cui quello della sapienza infusa, benché illetterato era costantemente richiesto per consiglio da tanti illustri personaggi.
Anche il Padre Provinciale degli Alcantarini di Spagna nel 1576, dovendo comunicare con urgenza col Padre Generale risiedente a Parigi, pensò di mandare con la missiva frate Pasquale, ben sapendo le gravi difficoltà del viaggio per l’attraversamento di alcune province francesi, che in quell’epoca erano dominate dai calvinisti.
Infatti fra’ Pasquale fu fatto oggetto di continue derisioni, insulti, percosse e ad Orléans fu anche in pericolo di morte per lapidazione, dopo aver tenuto una serrata disputa sull’Eucari-stia, tenendo testa agli oppositori e rintuzzando le loro false argomentazioni.
Al ritorno della sua delicata e pericolosa missione, Pasquale Baylon compose un piccolo libro di definizioni e sentenze sulla reale presenza di Gesù nell’Eucaristia e sul potere divino trasmesso al pontefice romano.
Per il suo desiderio di maggiore perfezione, si sottoponeva a continue pesanti mortificazioni e penitenze sempre più numerose, al punto che la sua salute era ormai ridotta male. Aveva solo 52 anni appena compiuti, quando fu sorpreso dalla morte il 17 maggio 1592 nel convento del Rosario a Villa Real (Valenza), era il giorno di Pentecoste, così come fu per la nascita.
I funerali videro la partecipazione di una folla di fedeli, che volle fare omaggio di una sentita venerazione alla salma dell’umile fratello laico francescano, la cui santità per i miracoli che avvennero, fu conosciuta in tutto il mondo cattolico. Particolarmente venerato fu a Napoli; il suo nome fu dato a generazioni di bambini, come del resto in tutto il Sud Italia.
Chiamato “Serafino dell’Eucaristia”, di questa grande devozione ci sono pervenuti i suoi pensieri personali e preghiere, che aggiungeva agli scritti su temi eucaristici che meditava.
Fu beatificato 26 anni dopo la morte, il 29 ottobre 1618 da papa Paolo V e proclamato santo il 16 ottobre 1690 da papa Alessandro VIII; papa Leone XIII il 28 novembre 1897 lo proclamò patrono delle opere eucaristiche e dei congressi eucaristici.
I suoi resti che si veneravano a Villa Real, furono profanati e dispersi durante la Guerra Civile Spagnola (1936-39); una parte furono poi recuperati e restituiti alla città nel 1952.
La sua appassionata devozione per l’Eucaristia, ha ispirato nei secoli i tanti artisti che l’hanno raffigurato, infatti egli compare sempre nell’atto di adorare l’ostensorio.
È considerato patrono dei cuochi e dei pasticcieri, secondo la tradizione sarebbe l’inventore dello zabaione; è patrono anche delle nubili in cerca di marito e popolarmente delle donne in generale, secondo un detto con la rima “San Pasquale Baylonne, protettore delle donne”.

Ufficio delle letture
Inno

Di Francesco noi figli in letizia
san Pasquale col canto esaltiamo,
ricor­dando il suo amore fer­vente
al mistero dell'Eu­caristia.

Mentre il gregge tra i pa­scoli guida
egli al pane degli angeli anela,
ora in cielo il profondo mistero
già svelato contempla in eterno.


Accostandosi al sacro banchetto
per ricevere il Corpo di Cristo,
il suo volto palesa la fiamma
che gli brucia impetuosa nel cuore.


Agli increduli attesta che Cristo
è presente nel pa­ne e nel vino:
la sua fede è sì viva e sicura
ch'egli è pronto a versare il suo sangue.

Per i meriti di san Pasqua­le
rendi puro, Gesù, il no­stro cuore,
affinché sia­mo degni per sempre
di nutrirci del pane celeste.


Ciò attendiamo dal Padre e dal Figlio,
dallo Spirito Consolatore:
Trinità, la tua lode si elevi
e s'e­spanda per tutto il creato. Amen.


Seconda lettura Dagli «Scritti» di san Pa­squale Baylon (Ed. I. Sala, Toledo 1811, pp. 78ss., 85ss.)
Bisogna cercare Dio sopra ogni altra cosa
Poiché Dio desidera ar­dentemente donarci cose buone, abbi la certezza che egli ti darà tutto quel­lo che tu chiedi. Non chie­dere comunque nulla pri­ma che Dio non ti ab­bia mosso a chiedere, in quanto egli è più disposto ad esaudire la tua richiesta che tu a chiedere; egli sem­pre aspetta che noi chie­diamo. Per cui a chiedere ti spinga più la volontà di Dio che vuole donarti, anzi­ché la necessità di chiede­re: le preghiere quindi de­vono essere sempre fatte in vista dei meriti di nostro Signore Gesù Cristo. Esercita quindi la tua anima in continue ed in­tense azioni, desiderando quello che Dio desidera, ri­muovendo dalla tua volon­tà tutto ciò che di bene o guadagno potrebbe a te ve­nire da quella richiesta. Anzi questo chiedi somma­mente: che Dio sia cercato sopra ogni altra cosa. È in­fatti cosa degna che prima e soprattutto si cerchi Dio, anche perché la divina Volontà vuole che riceviamo ciò che chiediamo per dive­nire più idonei a servirlo ed amarlo più perfettamente. Tutte le tue preghiere siano fatte con questa di­sposizione, e quando chiedi questo, chiedilo per amore e con amore, istan­temente e importunamen­te. Separa il tuo cuore dal­le cose di questo mondo; e ricordati che in questo ,| mondo niente altro esiste se non tu e Dio solo. Non allontanare, neppure per breve tempo, il tuo cuore da Dio; i tuoi pensieri sia­no semplici e umili; sem­pre sollecita la tua atten­zione su te stesso, ed il tuo amor di Dio sopra tutte le cose come profumo che si spande. Rendere grazie a Dio non è altro che un atto in­terno dell'anima per il quale uno riceve un bene celeste riconoscendo Dio immenso e Signore dell'u­niverso, dal quale viene ogni bene; e gode per tut­ta la gloria che ne viene a Dio, in quanto è stato re­so degno di tale grazia, per cui è pronto ad amare Dio sempre più e a servire il Datore di ogni bene. Quando ricevi qualche dono da Dio offrigli quello che sei con gioia e letizia, umiliando te stes­so e disprezzandoti, ri­nunciando alla tua volon­tà in modo da poterti dedi­care interamente al suo servizio. Rendi molte, anzi infini­te grazie, rallegrandoti della potenza e della bon­tà del Signore, che ti elar­gisce doni e benefici, per i quali ora gli rendi grazie. E se vuoi che il tuo rendi­mento di grazie sia accetto a Dio, prima di farlo, umi­lia, rinnega e disprezza te stesso, riconoscendo la tua povertà e miseria, sì da comprendere che tutto quello che hai, lo hai rice­vuto dalla munificenza di Dio, godendo e rallegran­doti nel vederti arricchito di grazia e di doni, e poco considerando il bene o l'u­tilità che ne potrebbe deri­vare, affinché tu possa meglio servire Dio.

Responsorio Mt 11,25-26
Ti benedico, o Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti
* e le hai rivelate ai piccoli (T. P. al­leluia).  
Sì, o Padre, per­ché così è piaciuto a te
e le hai rivelate ai piccoli (T. P. al­leluia).  

Orazione   O Dio, che hai ispirato a san Pasquale un profondo amore verso il mistero eu­caristico, concedi anche a noi di saper attingere dal divino banchetto la stessa ricchezza spirituale. Per il nostro Signore.

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