lunedì 6 febbraio 2012

Una bella testimonianza, che chiede ascolto e risposte

Da:  http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/02/una-bella-testimonianza-che-chiede.html
Il mio nome è Matteo, ho 25 anni ed abito in provincia di Treviso. Sono un lettore di questo bellissimo blog e mi firmo come Eruanten. Sono un appassionato di Tolkien, utilizzo Eruanten poiché in lingua elfica significa “dono di Dio”, Matteo per l’appunto. E’ da molto tempo che rifletto a proposito della Chiesa preconciliare e postconciliare, della presunta disumanità nei seminari e nei conventi, della severissima ancorchè medievale enunciazione dei peccati dal pulpito confrontata con il buonismo odierno in cui finalmente bisogna “tornare all’uomo”. Non tratto in queste righe della libertà religiosa, dell’ecumenismo, della collegialità e nemmeno della liturgia. Semplicemente chiedo di sapere la verità in merito al comportamento generale dei sacerdoti, in quanto quei tempi non li ho vissuti, per comprendere meglio il comportamento odierno di tanti uomini di Chiesa che impongono la preghiera del Padre Nostro mano nella mano con il vicino di banco, insistono sull’accoglienza e la condivisione fraterna, risolta tutt’al più con una grande “mangiata” di qualche “gruppo”, scegliete voi se animatori, catechisti, coro o famiglia.

Invito alla lettura del sempre bravo Francesco Agnoli, il quale in un bellissimo articolo intitolato “equilibrismo e realismo cristiano”, riportato sotto e pubblicato da messainlatino il 3 febbraio tratta di questi temi:

Invito a leggere anche i commenti. Alcuni mi hanno colpito molto.
Per qualche giorno sono stato ospite in un convento degli ottimi Francescani dell’Immacolata e mentre lì pregavo mi è venuta in mente questa immagine: Gesù, che è la Verità, cammina perfettamente nella Via, come un equilibrista su di una fune molto sottile. A volte è severo, a volte è dolcissimo. Come posso rimanere in equilibrio su quella fune senza sbandare a sinistra o a destra per raggiungere la Vita?
Quali sono, se ci sono stati, gli errori comportamentali e gli eventuali lati negativi nella Chiesa preconciliare?

Due immagini eloquenti sul cambiamento, che non è solo di stile ...


Chiedo aiuto a tutti voi lettori di buona volontà di chiesaepostconcilio ringraziandovi fin d’ora per il tempo concessomi.

Matteo - Eruanten

Equilibrio e realismo cristiano

Mi sembra di capire che una delle virtù cristiane sia l’equilibrio.
Mi spiegherò partendo da lontano. Alcune volte mi sono chiesto come mai, ad un certo punto, a partire dagli anni Sessanta, la Chiesa abbia conosciuto una incredibile emorragia di sacerdoti e di fedeli. In quegli anni migliaia e migliaia di preti, religiosi e religiose, hanno lasciato l’abito. Così tantissimi cattolici, cresciuti in parrocchia, hanno abbandonato più o meno completamente la fede e la pratica. Come persona nata negli anni Settanta, ho visto solo il periodo della crisi, non quello precedente, che la ha preparata. Per cui diverse volte ho chiesto a persone più anziane come era ai loro tempi. Tante volte mi sono sentito rispondere: il mio parroco parlava sempre di peccati, ci minacciava spesso con l’inferno, si arrabbiava moltissimo se la gonna non arrivava ai piedi…Non voglio ovviamente generalizzare, ma può darsi che questa percezione abbia un suo significato. Che non pochi sacerdoti, prima del Concilio, per capirci, fossero, diciamo così, un po’ esagerati, talora eccessivi?
A confermare questa ipotesi c’è il poi. Nella mia vita di cattolico post conciliare non ho pressoché mai sentito parlare dal pulpito di peccato, di Satana, e neppure di pudore, sacrificio ecc… Sembra quasi ci sia stato un ribaltamento totale, brusco. Prima, per semplificare ancora un volta, e me ne scuso, un certo pessimismo, poi, un ottimismo mondano sicuramente deleterio e irrealistico. “Operate con timore e tremore la vostra salvezza”, diceva san Paolo: il ricordo delle verità scomode non può essere trascurato. Però non basta, non è tutto. Mi sembra che occorra ritrovare l’equilibrio.
Dio ci viene in aiuto. Nell’Antico Testamento, infatti, ci ha dato i dieci comandamenti. A ben guardarli, 8 contengono un divieto (“Non…”). Dio stesso dunque ha deciso di educare gli uomini in questo modo, come si guida un bambino, mettendo bene in chiaro cosa è ingiusto ed illecito. Che ieri si puntasse troppo sui divieti? Può darsi, stando a molte testimonianze…Oggi, in compenso, neppure molti sacerdoti conoscono i dieci comandamenti e i più non hanno il coraggio di bollare neppure le nefandezze più evidenti.
Dopo il Vecchio, il Nuovo Testamento: qui Cristo ci invita in più occasioni sia a sfuggire il male, sia alla positività delle Beatitudini e della legge dell’amore, che tutte le riassume. Se l’inizio della Sapienza è il timore di Dio, bisogna poi progredire nella sapienza, vivendo l’amore di Dio e del prossimo. Il messaggio cristiano è così veramente equilibrato, realistico. Ci invita a tenere insieme il Dio giudice e il Dio Amore. A ricordare che Dio ci propone un giogo, dolce, e ci indica la strada per divenire sempre più “perfetti” come è perfetto è il Padre nostro che è nei cieli. Accanto ai divieti, il Vangelo indica vette da raggiungere, affascinanti, grandiose. Educa l’uomo che è peccatore, ma che è anche la “gloria del Dio vivente”, il “capolavoro della creazione”.
Vittorio Messori direbbe che il cristianesimo ha una legge inderogabile: “et et” e non “aut aut”. Il cristiano deve essere un uomo che teme il peccato, che ne ha orrore; ed anche un uomo che non si sente schiacciato dal peso della sua colpa, perché sa di poter sempre contare, se pentito, sul perdono di Dio. Il mandare tutti all’inferno, di qualcuno, generava disperazione e abbandono…l’inferno vuoto, invece, svuota anche la vita morale e la Redenzione di significato
Il cristiano non può dimenticare la legge, ma non deve divenire l’uomo della legge, della regola. Deve saper andare oltre. Non può, in nome di un amore malinteso, fingere che si possa prendersi gioco dei comandamenti del Creatore, ignorando l’esistenza del peccato, e nel contempo, come diceva santa Teresa Verzeri, non deve “inventare peccati là dove non vi sono”.
Anche qui è sempre il Vangelo ad educarci: in esso la parola “mondo” ha due accezioni diverse. Come Cristo, il cristiano deve aspirare ad uno spirito critico, ad una capacità di giudizio, rispetto al male, agli “inganni del mondo”, ma deve anche guardare il mondo nell’altro modo in cui lo guarda Dio, che “ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio”.
Perché questo sproloquio? Perché mentre il “cattolico adulto” di oggi sembra assolutamente incapace di comprendere a quale disastro porta il tradimento dei principi e dei dogmi della fede, dall’altro lato il rischio del cattolico che si rende conto della attuale crisi della società, della famiglia, della Chiesa, a me sembra, è quello di divenire un lamentoso che abbaia, anche giustamente, contro i tempi rei, rischiando però di perdere la speranza.
Comunque vada, Dio opera ancora nella storia, e a noi è chiesto un giudizio sulle cose, non di essere i giudici. E, soprattutto, ci è chiesto, accanto alla condanna del peccato, l’amore (che non è cieco, ma paziente e benigno sì). Francesco Agnoli, Il Foglio, 2 febbario
COMMENTI:
“Se ho ben interpretato si vuol semplicemente dire che una parte del clero era, diciamo così, "conformista" ed era eccessivamente concentrata non sull'"anima" dei fedeli, ma sui loro comportamenti visti da un punto di vista un po' troppo "sociale". Questa stessa parte del clero è quella che poi, subito dopo il Concilio si è data alla fuga. Perchè la loro non era una fede sincera e profonda ma piuttosto un'adesione piuttosto esteriore agli insegnamenti della Chiesa, come era quella di molti fedeli.
Altrimenti non si spiegherebbe la fuga generale avvenuta in pochissimo tempo e l'enormità di disastri avvenuti subito dopo il Concilio.
D'altra parte basta vedere cosa è successo con la riforma anglicana. M. Davies nel suo libro spiega bene come il conformismo abbia avuto una parte importante nello sfacelo successivo.” Miserere Nostri

“…il Cattolicesimo preconciliare soffriva di moralismo e di formalismo: questo è un dato di fatto, che spiega il crollo successivo allorquando sembrò (o fu fatto credere) che la modernità avrebbe consentito una vita più semplice e comoda.” Iginio

“Se tutto fosse davvero andato bene, nel clero e fra i fedeli, non sarebbe bastato un Concilio (fra l'altro pure "pastorale") a provocare la paurosa crisi degli anni Sessanta-Settanta.“ Steve

“qualche sacerdote predicava troppo severamente, e anche se ben faceva forse non tutti riuscivano a trasmettere chiara intenzione di mostrarsi caritatevoli con i fratelli che sbagliavano. Cosa che invece facevano i Santi che come insegna il Signore "odio il peccato non il peccatore". “ Pellegrino

“Certamente alcuni sacerdoti, religiosi e religiose dopo il concilio vat.II° sono usciti per poca fede, ma la maggior parte è fuggita perchè gli era impossibile vivere come proponeva il nuovo criterio di vita consacrata.... parlo per esperienza diretta. Forse pochi possono comprendere lo sconforto, la delusione e anche credetemi la rabbia....ci ha confortato, almeno per me, che ciò che è dato a Dio non è mai sprecato.
In quanto alla durezza dal pulpito veniva poi fraternamente e amorevolmente spiegato in confessionale, in un rapporto intimo e personale.” Agostino

Secondo Mic:
Carismatismo versus giuridismo. Una via di mezzo no?
Dice bene Agnoli: equilibrio. Del resto la retta fede è a questo che porta.
Insegnare la verità e indicare la giustizia con misericordia: il Signore è Giusto e Misericordioso nello stesso tempo. Forse, se prima si eccedeva in un senso oggi manca equilibrio perché si eccede nell'altro.”


La tua grazia vale più della vita


"Si cerca per la Chiesa
un prete capace di rinascere
nello spirito ogni giorno...
Si cerca per la Chiesa un uomo
capace di vivere insieme agli altri,
di lavorare insieme,
di piangere insieme,
di amare insieme,
di sognare insieme...
Si cerca per la Chiesa un uomo
capace di morire per lei,
ma ancora più capace
di vivere per la Chiesa:
un uomo capace di diventare
ministro di Cristo, 
profeta di Dio,
un uomo che parli con la sua vita".
                                                don P. Mazzolari


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