domenica 9 ottobre 2011

9 OTTOBRE
B. JOHN H. NEWMAN


SECONDA LETTURA 
Dagli Scritti del Beato John Henry Newman, sacerdote
(Apologia Pro Vita Sua, Chapter V: Position of My Mind since 1845, London 1864, pp. 238-239, 250-251; trad. di M. Guidacci - G. Velocci)
        
Dal momento in cui divenni cattolico, naturalmente non ho più da narrare una storia delle mie opinioni religiose. Con questo non intendo dire che la mia mente sia stata in ozio o che io abbia smesso di meditare su argomenti teologici; ma non ho più avuto variazioni da registrare; più nessun’anzia del cuore. Ho goduto una perfetta pace e tranquillità; non mi è più venuto un sol dubbio. Al momento della conversione non mi rendevo conto io stesso del cambiamento intellettuale e morale operato nella mia mente. Non mi pareva di avere una fede più salda nelle verità fondamentali della rivelazione, né una maggior padronanza di me; il mio fervore non era cresciuto; ma avevo l’impressione di entrare in porto dopo una traversata agitata; per questo la mia felicità, da allora ad oggi, è rimasta inalterata.
Non ebbi difficoltà ad accettare gli articoli di fede che non sono inclusi nel credo anglicano. In alcuni credevo già; e nessuno rappresentò per me un problema. Al mio ingresso nella Chiesa cattolica li accettai con la massima facilità e con la stessa facilità li professo ora. Naturalmente mi guardo bene dall’affermare che ogni articolo del credo cristiano, sia nell’interpretazione cattolic che in quella protestante, non sia irto di difficoltà intellettuali; è la pura verità che io per primo non so rispondere a quelle difficoltà. Molte persone sentono moltissimo le difficoltà della religione; le sento anch’io come loro, ma non sono mai riuscito a capire che rapporto ci sia tra il fatto di percepirle anche in grado molto acuto e moltiplicandole a dismisura e quello di dubitare delle dottrine a cui sono connesse. Diecimila difficoltà, secondo me, non costituiscono un solo dubbio; difficoltà e dubbi sono incommensurabili fra loro. Naturalmente vi possono essere difficoltà che riguardano l’evidenza, ma io parlo di difficoltà insite nelle dottrine stesse, o nelle loro relazioni reciproche. A un uomo può dispia-cere di non riuscire a risolvere un problema di matematica, di cui gli è stata o non gli è stata data la risposta, ma non per questo dubita che il problema ammetta una risposta e che una particolare e determinata risposta sia quella vera. Fra tutte le verità di fede, per quel che mi risulta, la più irta di difficoltà è l’esistenza di Dio: eppure è anche quella che s’imprime con più forza nella nostra mente.
Si dice che la dottrina della transustanziazione sia difficile a credere. Io non credevo a quella dottrina prima di farmi cattolico. Non ebbi nessuna difficoltà a credervi appena credetti che la Chiesa cattolica romana fosse l’oracolo di Dio. Essa aveva dichiarato che quella dottrina faceva parte della rivelazione originaria. Ammetto che sia una cosa difficile, anche impossibile, a immaginare: ma perché difficile a credere?
Credo in tutto il dogma rivelato come è stato insegnato dagli apostoli, come è stato affidato dagli apostoli alla Chiesa e come è insegnato dalla Chiesa a me. Lo accetto nell’interpretazione infallibile dell’autorità a cui fu affidato, e implicitamente accetto ogni ulteriore interpretazione fatta da quella medesima autorità fino alla fine dei secoli. Accetto, inoltre, le tradizioni della Chiesa universalmente accolte, in cui si trova la materia delle nuove definizioni dogmatiche che vengono fatte di tanto in tanto, e che in ogni tempo accompagnano e illustrano il dogma cattolico già definito. E mi sottometto a tutte le altre decisioni della Santa Sede, in materia teologica e non teologica, attraverso gli organi che essa stessa ha designato e che, senza qui entrare in merito alla loro infallibilità, su un gradino più basso arrivano fino a me con un loro diritto di essere ascoltate e obbedite. Considero inoltre che, poco a poco, nel corso dei secoli, la ricerca cattolica ha preso certe norme precise, e ha assunto la veste di una scienza, con un metodo e una terminologia propia, sotto la direzione intellettuale di grandi pensatori come Sant’Atanasio, Sant’Agostino, San Tommaso; e non provo la minima tentazio-ne di distruggere questa grande eredità di pensiero che ci è stata trasmessa fino ai nostri giorni.

OTATIO Deus, qui beátum Ioánnem Henrícum, presbýterum, lumen benígnum tuum sequéntem pacem in Ecclésia tua inveníre contulísti, concéde propítius, ut, eius intercessióne et exémplo, ex umbris et imagínibus in plenitúdinem veritátis tuae perducámur. Per Dominum.

O Dio, che con la tua luce benigna hai guidato il beato Giovanni Enrico, sacerdote, a trovare pace nella tua Chiesa, concedi a noi, per sua intercessione e con il suo esempio, di essere condotti dalle ombre e dalle apparenze alla pienezza della tua verità.

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