venerdì 14 ottobre 2011

1 OTTOBRE
PROTEZIONE DELLA MADRE DI DIO


Le Chiese ortodosse celebrano il 1 ottobre, la Santa protezione della loro Sovrana, la Madre di Dio e Sempre Vergine Maria. Questa festa, solennizzata particolarmente nelle Chiese slave, è stata istituita in seguito alla visione che ebbe Sant'Andrea "il Folle per Cristo", un giorno in cui si celebrava un vespero nella Chiesa dei Blachernes a Constantinopoli.

Alle quattro di notte, il santo, che era immerso nella preghiera, alzò gli occhi verso il cielo e vide la Santa Madre di Dio, sull'assemblea, coprendo i fedeli con il suo velo (mamphorion). Andrea volle confermare la visione con il discepolo Epifane, che era stato ritenuto degno di assistere allo spettacolo. Il Santo si precipitò allora nel Santuario, aprì il cofano che conteneva la preziosa reliquia del velo della Regina del mondo e, in piedi, di fronte alle Porte Sante, lo stese sopra la folla.

Il velo era così esteso da coprire la numerosa assemblea, ma restava sospeso in aria, sostenuto da una forza misteriosa. La Madre di Dio si elevò verso il cielo, avvolta in un violento chiarore luminoso e sparì, lasciando al popolo cristiano il suo Santo velo, a garanzia della sua benevola protezione. Questa protezione della Madre di Dio fu dimostrata molte volte, come deferenza alla città imperiale e, per analogia, verso tutta la Santa Chiesa.

La protezione di p. Vladimir Zelinskij
«La protezione», in russo «Pokrov», non è soltanto la memoria di un miracolo accaduto in passato, ma è la protezione materna – la quale fa parte della fede stessa che ci mette davanti l’occhio di Dio. Come tutte le feste, essa si ricollega ad un avvenimento mistico e storico: l’apparizione della Madre di Dio nella chiesa di Blacherne, nella Costantinopoli del X secolo. Accompagnata da una nutrita schiera di santi guidati da Giovanni Battista, Maria sarebbe stata vista da un «folle in Cristo», Andrea, e dal suo compagno Ephraim. Sollevato il suo velo (Pokrov), l’avrebbe poi disteso sui due uomini e sulla città di Costantinopoli in segno della protezione contro un attacco imminente delle nave nemiche.
L’idea della protezione è particolare nell’anima dell’ortodossia russa. Fra tutte le feste mariane (la Natività della Madre di Dio, l’Ingresso nel Tempio, L’Annunciazione, la Dormizione) anche dogmaticamente più importanti, «Pokrov» rimane una delle più amate. Nella maggior parte della Russia del Nord il «Pokrov», festeggiato il 14 ottobre (1 ott. secondo il calendario giuliano) coincide spesso con la prima nevicata. La terra si copre di un lenzuolo bianco. La bianchezza del manto di neve è come icona della purezza, di Colei che è senza macchia. Ma nello stesso tempo l’arrivo dell’inverno cela in sé una vaga angoscia: il freddo, la fame (il contadino russo doveva sempre pensare a come sopravvivere durante l’inverno). E questa angoscia si fonde con l’immagine della purezza e insieme danno origine ad una terza immagine, quella della morte. La neve è come negazione della vita precedente, un’altra vita nella prova. Ma il mistero della protezione è ancora più profondo, e la logica razionale non può esprimerlo che con il paradosso. Una delle preghiere mariane più amate nella Chiesa ortodossa, che il popolo canta spesso spontaneamente dopo il vespro, quando l’ufficio è finito, contiene la confessione: «Non abbiamo un altro aiuto, non abbiamo un’altra speranza oltre Te, la nostra Signora, speriamo in Te, lodiamo Te, siamo i tuoi servitori e non ne abbiamo vergogna.» Unico aiuto, unica speranza? Si può chiedere: ma dov’è il Cristo? Il Cristo è visto in Maria e Maria appare nel Cristo, senza confusione e senza divisione, nello stesso mistero della salvezza.

Fiesta del Manto Protector de la Madre de Dios - Свято Покрови Пресвятої Богородиці



Los Santos Andrés y Epifanio, honrados con la visión de la Madre de Dios en oración, “por largo tiempo podían ver el velo protector extendido sobre el pueblo, resplandeciente y con luminosidad del electro, como rayos de la Gloria del Señor; Mientras la Santísima Madre permaneció allí, el velo también era visible; después de su partida también este se volvió invisible, y aunque ella se lo llevó consigo, dejó en su lugar la Gracia por haber estado allí.” En la iglesia de Vlajernis siempre se conservó la memoria de la aparición milagrosa de la Madre de Dios. En el s. XIV, un clérigo y peregrino venido de la Rus’ (*), llamado Alejandro, vio dentro de la iglesia un ícono de la Santísima Madre de Dios orando por el mundo, y representado en él a San Andrés contemplándola.

En el “Prólogo”, un libro *rúsico del S. XII, se encuentra una descripción del establecimiento solemne de la Fiesta que conmemoramos. De hecho, la iglesias dedicadas a la Protección (Pokróv) de la Madre de Dios aparecieron en la Rus’ en el S. XII. La representante más acabada y renombrada de este período es sin lugar a dudas, la famosa iglesia de la Protección de la Madre de Dios en el río Nerl’, que fue construida en 1165 por el Príncipe Andréi Bogoliúbsky.

En la Fiesta de la Protección de la Santísima Madre de Dios imploramos la defensa y asistencia de la Reina del Cielo:

“Acuérdate de nosotros en tus plegarias, Señora Virgen Madre de Dios, que no perezcamos por el agravamiento de nuestros pecados, protégenos de todo mal y de toda penosa calamidad; porque en ti confiamos, y venerando la fiesta de tu Protección, te engrandecemos”.




Video con el Himno "Digno es" a la Madre de Dios:

 
El Достойно єсть, Dostoino iest (Digno es), es un himno a la Madre de Dios que forma parte de la Divina Liturgia.
En este video lo canta Ruslan Graham, y está grabado en la Iglesia de la Natividad de la Santísima Virgen en Lvov - Sykhiv, Ucrania. El rodaje estuvo a cargo de Oleg Babenchuk con una cámara Canon 5D Mark II.

Traducción del eslavo eclesiástico:

Digno es y conforme a la verdad bendecirte,
Gestadora de Dios.
Siempre Bienaventurada y muy Inmaculada,
y Madre de Nuestro Dios.
Más honorable que los querubines
y más gloriosa sin par que los serafines.
Sin corrupción a Dios Verbo diste a luz.
Verdadera Madre de Dios, te engrandecemos.

Notas:

(*) Rus’ y rúsico, son términos que utilizamos para designar la antigüedad común a las actuales Rusia, Ucrania, Belarús, y todos los demás sitios aledaños que tuvieron la cultura cristiana eslava oriental (la Santa Rus’, no la “Santa Rusia”). El utilizar indistintamente ruso (rosísky, del país Rusia) y rúsico (rúsky, de la cultura, etnia o religión de los eslavos orientales), lleva, incluso en personas familiarizadas con el tema, a confusiones que nada ayudan, sobre todo cuando se les da a dicho intercambio impropio de los términos una forzada interpretación política o religiosa. P. ej. Los ucranios de Carpacia (Chervonorus’-Rus’ Roja o del sur) son rúsicos, pero no rusos, pues jamás han tenido nada que ver con el país Rusia hasta la invasión comunista de 1945, que proclamaba falseadamente su reintegración a la “Madre Rusia”. De modo análogo, el término “Pequeña Rus’” aplicado a la región de Kiev en el centro de Ucrania, no es despectivo como algunos comprenden mal, sino histórico, ya que “pequeño” se aplica desde la antigüedad a la región originaria de una cultura determinada. Por último el término Belarús’ (Rus’ blanca o del norte) se aplicó por su ubicación geográfica con respecto al centro de difusión de los eslavos orientales, el arco que va por Volinia, Galitsia y Carpacia.

Tratto da:
http://teoforos-orientecristiano.blogspot.com/

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