giovedì 22 settembre 2011

23 SETTEMBRE
SAN PIO DA PIETRELCINA (m)



Seconda Lettura
Dalle Lettere di san Pio da Pietrelcina (Lett. 500; 510; Epist. I, 1065; 1093-1095, Ediz. 1992).
Innalzerò forte la mia voce a Lui e non desisterò
In forza di questa obbedienza mi induco a manifestarvi ciò che avvenne in me dal giorno cinque a sera, a tutto il sei del corrente mese di agosto 1918. Io non valgo a dirvi ciò che avvenne in questo periodo di superlativo martirio. Me ne stavo confessando i nostri ragazzi la sera del cinque, quando tutto di un tratto fui riempito di un estremo terrore alla vista di un personaggio celeste che mi si presenta dinanzi all’occhio della intelligenza. Teneva in mano una specie di arnese, simile ad una lunghissima lamina di ferro con una punta bene affilata, e sembrava che da essa punta uscisse fuoco. Vedere tutto questo ed osservare detto personaggio scagliare con tutta violenza il suddetto arnese nell’anima, fu tutto una cosa sola. A stento emisi un lamento, mi sentivo morire. Dissi al ragazzo che si fosse ritirato, perché mi sentivo male e non sentivo più la forza di continuare. Questo martirio durò, senza interruzione, fino al mattino del giorno sette. Cosa io soffrii in questo periodo sì luttuoso io non so dirlo. Persino le viscere vedevo che venivano strappate e stiracchiate dietro di quell’arnese, ed il tutto era messo a ferro e fuoco. Da quel giorno in qua io sono stato ferito a morte. Sento nel più intimo dell’anima una ferita che è sempre aperta, che mi fa spasimare assiduamente. Cosa dirvi a riguardo di ciò che mi domandate del come sia avvenuta la mia crocifissione? Mio Dio, che confusione e che umiliazione io provo nel dover manifestare ciò che tu hai operato in questa tua meschina creatura! Era la mattina del 20 dello scorso mese di settembre, in coro, dopo la celebrazione della santa messa, al¬lorché venni sorpreso dal riposo, simile ad un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, non che le stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu totale silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una gran pace ed abbandono alla completa privazione dei tutto e una posa nella stessa rovina. Tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si andava operando mi vidi dinanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondavano sangue. La sua vista mi atterrisce; ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che esperimentai allora e che vado esperimentando continuamente quasi tutti i giorni. La ferita del cuore gitta assiduamente del sangue, specie dal Giovedì a sera sino al Sabato. Padre mio, io muoio di dolore per lo strazio e per la confusione susseguente che io provo nell’intimo dell’anima. Temo di morire dissanguato, se il Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore e col ritirare da me questa operazione. Mi farà questa grazia Gesù che è tanto buono? Toglierà almeno da me questa confusione che io esperimento per questi segni esterni? Innalzerò forte la mia voce a lui e non desisterò dallo scongiurarlo, affinché per sua misericordia ritiri da me non lo strazio, non il dolore, perché lo veggo impossibile ed io sento di volermi inebriare di dolore, ma questi segni esterni, che mi sono di una confusione e di una umiliazione indescrivibile ed insostenibile. Il personaggio di cui intendevo parlare nell’altra mia precedente non è altro che quello stesso di cui vi parlai in un’altra mia, visto il 5 agosto. Egli segue la sua operazione senza posa, con superlativo strazio dell’anima. Io sento nell’interno un continuo rumoreggiare, simile ad una cascata, che gitta sempre sangue. Mio Dio! È giusto il castigo e retto il tuo giudizio, ma usami al fine misericordia. Domine, ti dirò sempre col tuo profeta: Domine, ne in furore tuo arguas me, neque in ira tua corripias me! (Ps 6, 2; 37, 1). Padre mio, ora che tutto il mio interno vi è noto, non disdegnate di fare giungere sino a me la parola del conforto, in mezzo a sì fiera e dura amarezza.

Responsorio
Voi siete luce nel Signore: comportatevi come figli della luce.
* Frutto della luce è ogni cosa buona, giusta e vera .
Voi siete luce del mondo: splenda la vostra luce davanti agli uomini.
Frutto della luce è ogni cosa buona, giusta e vera.

Oppure:


Dalle lettere di san Pio da Pietrelcina, sacerdote (II, 87- 90, n. 8)
Pietre dell'eterno edificio
Con ripetuti colpi di salutare scalpello e con diligente ripulitura l'Artista divino vuole preparare le pietre con le quali costruire l'edificio eterno. Così canta la nostra tenerissima madre, la santa Chiesa Cattolica, nell'inno dell'ufficio della dedicazione della chiesa. E così è veramente. Molto giustamente si può affermare che ogni anima destinata alla gloria eterna è costituita per innalzare l'edificio eterno. Un muratore che vuole edificare una casa innanzi tutto deve ben ripulire le pietre che vuole usare per la costruzione. Cosa che ottiene a colpi di martello e scalpello. Allo stesso modo si comporta il Padre celeste con le anime elette, che la somma sapienza e provvidenza fin dall'eternità ha destinate ad innalzare l'edificio eterno.
Dunque, l'anima destinata a regnare con Gesù Cristo nella gloria eterna deve essere ripulita a colpi di martello e di scalpello, di cui l'Artista divino si serve per preparare le pietre, cioè le anime elette. Ma quali sono questi colpi di martello e di scalpello? Sorella mia, sono le ombre, i timori, le tentazioni, le afflizioni di spirito e i tremori spirituali con qualche aroma di desolazione e anche il malessere fisico.
Ringraziate, quindi, l'infinita pietà dell'eterno Padre che tratta così la vostra anima perché destinata alla salvezza. Perché non gloriarsi di questo trattamento amoroso del più buono di tutti i padri? Aprite il cuore a questo celeste medico delle anime e abbandonatevi con piena fiducia tra le sue santissime braccia. Egli vi tratta come gli eletti, affinché seguiate Gesù da vicino sull'erta del Calvario. Io vedo con gioia e con vivissima commozione dell'animo come la grazia ha operato in voi. Siate certi che tutto quello che ha sperimentato la vostra anima è stato disposto dal Signore. Non abbiate perciò timore di incorrere nel male e nell'offesa di Dio. Vi basti sapere che in tutto questo mai avete offeso il Signore, anzi che lui ne è rimasto ancor più glorificato. Se questo tenerissimo Sposo si nasconde alla vostra anima non è perché, come pensate, voglia vendicarsi della vostra infedeltà, ma perché mette sempre più alla prova la vostra fedeltà e costanza e inoltre vi purifica da alcuni difetti, che non appaiono tali agli occhi carnali, cioè quei difetti e quelle colpe, dai quali neppure il giusto è esente. Nelle sacre pagine è infatti scritto: «Il giusto cade sette volte» (Prv 24,16).
E credetemi che se non vi sapessi così afflitti, sarei meno contento, perché vedrei che il Signore vi dona meno gemme preziose... Scacciate come tentazioni i dubbi contrari... Scacciate anche i dubbi che riguardano il modo di essere della vostra vita, cioè che non ascoltate le ispirazioni divine e che resistete ai dolci inviti dello Sposo. Tutto questo non proviene da spirito buono, ma da spirito cattivo. Si tratta di arti diaboliche, che cercano di allontanarvi dalla perfezione o almeno di ritardare il vostro cammino verso di essa. Non vi perdete di coraggio! Se Gesù si manifesta, ringraziatelo; se si nasconde, ringraziatelo ancora: sono scherzi di amore. Mi auguro che arriviate a spirare con Gesù sulla croce ed esclamare con Gesù: «Consummatum est» (Gv 19,30).


Lectio altera
Ex Lítteris sancti Pii de Pietrelcína, presbýteri (Editio 1994: II, 87-90, n. 8)
Lapides ædificii æterni
Paráre divínus Artifex lápides, quibus ædifícium ætérnum éxstruat, quærit assíduis tunsiónibus scalpri salutíferi et diligénti expoliatióne, uti mitíssima mater nostra, sancta Ecclésia Cathólica, canit in hymno offícii dedicatiónis ecclésiæ. Et sic vere est.
Anima quæque ad ætérnam destináta glóriam se óptime lapis ad ædifícium ætérnum erigéndum constitúta definíre potest. Structóri ædem erigéndam quærénti óptime primum lápides ipsam exstructúras expolíre opórtet. Quod ille mállei scalpríque tunsiónibus conséquitur. Páriter vero Pater cæléstis in ánimas eléctas se gerit, quæ, inde ab ætérno, summa sapiéntia ac providéntia Eius ad ædifícium ætérnum erigéndum destinátæ sunt.
Anima autem ad regnándum cum Christo in glória ætérna constitúta mállei scalpríque tunsiónibus expoliénda est, quibus útitur divínus Artifex, ut lápides, seu scílicet ánimas eléctas, paret. At quæ mállei hæ scalpríque tunsiónes? Umbræ, soror mea, timóres, temptatiónes, spíritus mæróres ac spirituáles timóres áliquam ægritúdinem oléntes, et moléstiæ córporis.
Grátias, ergo, ágite infinítæ pietáti ætérni Patris, qui sic ánimam vestram ad salútem deputátam gerit. Cur non gloriári benévolis his óptimi ex ómnibus pátribus adiúnctis? Aperíte cor huic cælésti animárum médico et trádite vos omni fidúcia pleni sanctíssimis eius bráchiis: qui vos tamquam eléctos gerit, ut cómminus Iesum super clivum Calvárii sequámini. Lætítia ego et sollertíssimo ánimi motu quómodo in vobis grátia se gésserit consídero.
Haud dubitétis quin ómnia, quæ ánimæ vestræ occurrérunt, Dóminus ordináverit. Ne timeátis ídeo in malum seu iniúriam Dei incúrrere! Suffíciat vobis scire in tota vestræ vitæ ratióne numquam offendísse Dóminum, qui immo magis magísque celebrátus est.
Si hic benevolentíssimus Sponsus ánimæ vestræ latet, id facit non quia, uti existimátis, de perfídia vestra vindicáre velit, sed quia ámplius periclitátur ille fidelitátem ac constántiam vestram et eméndat vos prætérea a morbis quibúsdam, qui tales óculis carnálibus non vidéntur, morbi scílicet culpæque illæ, quarum ne iustus quidem immúnis est. Dícitur enim in sacris páginis: «Sépties enim cadet iustus» (Prov 24, 16).
Et crédite mihi, quia, si tam afflíctos vos nescírem, minus lætárer, cum Dóminum intellígerem minus vobis donáre gemmas ... Eícite, sicut temptatiónes, dúbia advérsa ... Eícite et dúbia, quæ ad vestræ pértinent vitæ ratiónem, scílicet quod divínas vocatiónes non audítis et dúlcia obsístitis invitaménta Sponsi. Quæ ómnia non ex bono spírito, sed a malo procédunt. De diabólicis ágitur ártibus, quæ, ut a perfectióne abeátis vel saltem iter ad eam retardétis, atténdunt. Ne demittátis ánimum!
Quandóque pandat se Iesus, grátias ipsi ágite; si se abscóndit, áttamen grátias ágite: ómnia delíciæ sunt amóris. Cúpio vos cum Iesu super crucem spíritum trádere et cum Iesu exclamáre: «Consummátum est!» (Io 19, 30).

RESPONSORIO (Ef 2,21-22)
In Cristo Gesù ogni costruzione cresce ben ordinata * per essere tempio santo del Signore.
In lui anche voi insieme con gli altri venite edificati
per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.
Per essere tempio santo del Signore.

Orazione     Tu solo sei santo, Signore, e fuori di te non c'è luce di bontà: per l'intercessione e l'esempio di san Pio da Pietrelcina fa' che viviamo una vita autenticamente cristiana, per non esser privati della tua visione nel cielo. Per il nostro Signore.

Oratio
Omnípotens sempitérne Deus, qui sanctum Pium, presbýterum, crucis Fílii tui singulári grátia partícipem esse donásti, et per eius ministérium misericórdiæ tuæ mirabília renovásti, concéde nobis, ut, eius intercessióne, passiónibus Christi iúgiter sociáti ad resurrectiónis glóriam felíciter perducámur. Per Dóminum.


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