lunedì 22 agosto 2011

23 AGOSTO
SAN FILIPPO BENIZI
O.S.M.




Martirologio Romano: A Todi in Umbria, san Filippo Benizi, sacerdote fiorentino, che, uomo di insigne umiltà e propagatore dell’Ordine dei Servi di Maria, considerava Cristo crocifisso l’unico suo libro.

San Filippo Benizi, che la Chiesa festeggia il 22 agosto, fu un grande  propagatore dell’ordine dei Serviti. Nacque a Firenze il 15 agosto 1233 da genitori che da tanto tempo aspettavano il dono di un figlio. I suoi genitori appartenevano a due famiglie nobili della città: I Benizi ed i Frescobaldi. Filippo nacque quindi proprio il giorno della festa della Madonna: il 15 agosto. Lo stesso giorno, poco lontano, i Sette Santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, ebbero tutti nello stesso momento, la visione mariana che avrebbe dato origine alla fondazione di un nuovo ordine religioso. All’età di tredici anni venne mandato a Parigi per studiare medicina e, a soli 19 anni, ottenne il dottorato in medicina e filosofia all’università di Padova. Lavorò come medico a Firenze per un anno, studiando la bibbia e i Padri della Chiesa nel tempo libero. Il giovedì santo del 1254 Filippo stava pregando a Fiesole quando gli parve che la statua del crocifisso gli dicesse di salire sulla collina per conoscere i servi di sua madre. Filippo prese parte alla celebrazione eucaristica nella cappella di Carfaggio e rimase colpito assai dalla lettura della messa di quel giorno, presa dagli Atti degli apostoli,  nella quale lo Spirito Santo aveva ordinato al diacono Filippo: “ Filippo avvicinati e monta sul carro”. Filippo capì allora che la Madonna lo chiamava al sicuro su un carro in un mondo pieno di insidie per la salvezza dell’anima. Andò a Monte Senario ed il Priore generale San Buonfiglio Monadi, probabilmente temendo per lui una certa superbia, lo ammise nell’ordine dei Servi di Maria come semplice fratello laico. Fra Filippo doveva occuparsi del giardino, chiedere la questua e compiere in convento i lavori più umili e faticosi e fu alloggiato in una piccola grotta dietro la chiesa. Il superiore dell’ordine scelse per Filippo un percorso che nascondeva al mondo le sue enormi doti, per temprarlo nell’umiltà e nella preghiera. Furono cinque anni di ottima preparazione al futuro radioso che lo aspettava, durante i quali si occupò delle mansioni più mortificanti.
Nel 1258 fu mandato nella casa di Siena e sulla strada incontrò due frati domenicani, che iniziarono a discorrere con lui. I due frati dell’ordine dei Predicatori rimasero talmente folgorati dalle sua cultura e dalla vivacità della sua intelligenza, che andarono a parlare con il superiore dell’ordine, pregandolo di valorizzare meglio una personalità così spiccata. Allora San Bonfiglio lo promosse agli ordini sacri. Nel 1262 venne nominato maestro dei novizi e fu uno dei quattro vicari che assistevano il priore generale. Nel 1267 fu eletto all’unanimità superiore generale dell’ordine e si occupò della redazione delle regole e della costituzione dei Servi di Maria. Quando papa Clemente IV morì, pare che il cardinale Ottobuoni avesse proposto fra Filippo come papa. Filippo allora per tre mesi si nascose vicino a Radicofani e passato il pericolo di essere eletto papa partì per una visita ai conventi francesi e tedeschi.
Nel 1274 partecipò al secondo concilio di Lione. Nel 1279 papa Nicola III chiese a Filippo di mettere pace tra i Guelfi e i Ghibellini, compito che egli portò a termine positivamente. Fra Filippo fondò pure il ramo femminile dei Serviti ed inviò i primi missionari dell’ordine in oriente. Nel 1285 Filippo sentendosi ormai prossimo alla morte si ritirò nel convento di Todi. Appena arrivato tutta la città lo accolse con gioia: Filippo immediatamente si recò all’altare della Madonna e prostratosi a terra esclamò: “ Questo è il mio riposo per l’eternità”. Alle 3 del pomeriggio fece chiamare la comunità e raccomandò loro. “ Amatevi a vicenda, rispettatevi a vicenda, sopportatevi a vicenda”. Poi chiese che gli fosse portato il libro da cui aveva imparato di più. Allora i frati gli portarono, uno dopo l’altro, tutti i libri sacri, ma egli li rifiutava.
Infine, indicando il Crocifisso, che poi sarà il suo simbolo nella sua iconografia, disse: “ quello è il mio libro”. Proprio lui, che per tutta la vita aveva fatto dello studio e dello sviluppo della mente i suoi punti forti, si era reso conto, prima di morire, che l’esperienza della croce ci dà l’insegnamento più prezioso che tutti i libri messi insieme. Filippo morì contemplando il crocifisso il 22 agosto 1285 a Todi e venne canonizzato nel 1671. Riguardo agli interventi angelici nella sua vita accadde che in un suo viaggio, essendo con quattro compagni del suo ordine nelle aspre montagne delle Alpi, egli perde la strada, erra per tre giorni e, alla fine, soccombe di sfinimento e di fatica. Egli si pone in preghiera; subito delle voci umane si fanno sentire. Due uomini si presentano, vestiti da pastori, ma facendo apparire sul loro volto e nelle loro parole una amenità che contrasta con la rudezza di un pastore della montagna. Essi fanno entrare San Filippo ed i suoi compagni sotto un tetto rurale e servono loro piatti semplici ma ben preparati, pani scoppianti di biancore e d’un gusto squisito ed una bevanda rinfrescante. I religiosi si ristorano rendendo grazie a Dio. i due pastori li rimettono poi sul loro cammino. Quando il santo vuole ringraziarli, egli  trova che sono improvvisamente scomparsi. Egli rimarrà persuaso che aveva avuto a che fare con degli angeli del Signore.

Autore: Don Marcello Stanzione

Seconda lettura
Lucerna posta, sul candelabro
Quel che conosciamo della vita di san Filippo è reperibile, innanzitutto, nella «Legenda» sull'origine dell'Ordine e nella «Legenda» del beato Filippo, redatte poco dopo il 1317. Gli storici dell'Ordine, pur riconoscendovi alcuni fioretti» del genere agiografico, annettono grande importanza alle due «Legende» per le testimonianze che esse riportano di persone contemporanee a san Filippo. Filippo, della famiglia dei Benizi, nacque a Firenze nei primi decenni del secolo tredicesimo, quasi contemporaneamente al sorgere dell'Ordine dei Servi di santa Maria. Da giovane si applicò allo studio della medicina e della teologia. Attratto dall'ideale evangelico, si studiava di viverne gli insegnamenti, mortificava il suo corpo, recava sollievo ai poveri, era fedele alla preghiera e in particolare alla recita dell'ufficio quotidiano della Vergine. Si trovava, il giovedì di Pasqua, nella chiesa fiorentina dei Servi, a meditare una frase della lettura biblica della messa del giorno: «Disse lo Spirito a Filippo; "Avvicinati e sali su questo carro"» (At 8,29). Considerando queste parole come rivolte a se stesso, decise di unirsi al carro della Vergine gloriosa nell'Ordine dei suoi Servi. Da san Bonfiglio, priore del convento ottenne l'abito dell'Ordine in qualità di fratello converso. Ma Dio dispose diversamente: manifestatasi per una circostanza provvidenziale la sua dottrina, Filippo, in spirito di obbedienza, accettò di essere ordinato sacerdote. Nel 1267, celebrandosi a Firenze il capitolo dell'Ordine, dopo la rinuncia di fra Manetto a priore generale, i frati elessero Filippo; egli mantenne tale carica per diciotto anni, fino alla morte, malgrado avesse ripettutamente chiesto di esserne esonerato. Da buon pastore e servo fedele della Vergine, governò sapientemente l'Ordine e lo rese celebre con la sua vita santa. Con grande spirito di fraternità visitava i conventi, affrontando anche viaggi disagiati. Una volta, dopo una fervida preghiera alla Madre dei Servi, ricevette miracolosamente del pane per ristorare i frati del convento di Arezzo, ridotti alla fame per le devastazioni della guerra. Riordinò, completò e promulgò le costituzioni emanate dai capitoli precedenti. Secondo i decreti del concilio di Lione del 1274, l'Ordine era destinato a sicura estinzione. Filippo, ricorrendo al consiglio di giuristi e valendosi della collaborazione di fra Lotaringo, riuscì ad impostare felicemente la difesa presso la curia romana, spianando così la via alla definitiva approvazione. Per tutte queste ragioni, fu giustamente ritenuto «Padre dell'Ordine». Come gli apostoli, si affaticò nella diffusione della parola di Dio e nella composizione delle discordie civili; guidò molti ad una vita più perfetta' e condusse non pochi all'apice della santità. Sanò un lebbroso, che aveva ricoperto del suo vestito; si dice che alcuni cardinali, impressionati dal miracolo, avrebbero sostenuto la candidatura di Filippo al sommo pontificato. A Todi, con parole paterne, convinse due meretrici ad abbandonare quella vita peccaminosa, per amore della Vergine. Madre di Dio, e dette loro anche una buona elemosina; le due donne, convenitesi per impulso dello Spirito Santo, intrapresero la via della santità. Sempre a Todi, sentendosi prossimo alla fine, volle essere circondato dai suoi frati per esortarli alla carità. Caduto poi in deliquio, si riebbe al sopraggiungere di fra Ubaldo che, sembra, fosse allora priore del convento; poi, fra le sue braccia, spirò. Era il mercoledì 22 agosto 1285, ottava dell'Assunzione. Un pio racconto, vuole che il santo, sul letto di morte, chiedesse con insistenza il suo «libro», cioè il Crocifisso, il corpo del santo si venera oggi nella chiesa di santa Maria delle Grazie a Todi. Filippo fu canonizzato dal papa Clemente decimo nel 1671.

RESPONSORIO Cfr. Is 41,9; 1 Sam 3,9
Ti ho chiamato e ti ho detto: * «Mio servo tu sei, ti ho scelto, non ti abbandonerò»,
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta:
«Mio servo tu sei; ti ho scelto, non ti abbandonerò» .

ORAZIONE O Dio, grandezza degli umili, che per opera di san Filippo hai avuto cura amorevole della famiglia dei Servi di santa Maria, l'hai propagata, e consolidata con sante leggi, concedi a noi che, imitando sì grande Padre, serviamo fedelmente la Vergine e diffondiamo con apostolico ardore la Parola del tuo Figlio. Egli vive e regna.



Nessun commento:

Posta un commento