sabato 2 aprile 2011

DA MESSAINLATINO:

L'Istruzione sul motu proprio inviata ai vescovi. Breaking news.


Come riferisce anche un dispaccio in lingua fiamminga di Kerknet-Apic, l'attesa Istruzione sul motu proprio è stata inviata in questi giorni, in anteprima, ai vescovi di tutto il mondo da parte della Commissione Ecclesia Dei. A questo punto la pubblicazione ufficiale è questione di giorni o al massimo di settimane.

Il testo essendo quindi quasi pubblico, possiamo anticipare alcuni ulteriori contenuti di cui veniamo a conoscenza e che confermano che sono stati apportati interventi correttivi senz'altro positivi. Deo gratias.

1) L'Istruzione mette "fuorilegge" tutte le normative (dis)applicative emanate da alcuni episcopati, in primis quello tedesco, per restringere e irregimentare la liturgia antica.

2) Si conferma quanto avevamo già riferito circa l'opportunità dell'insegnamento della forma straordinaria nei seminari. Non sono comunque previsti "meccanismi sanzionatori" in tal senso, quindi la norma rischia di essere una lex imperfecta (così i romani definivano le leggi prive di efficacia cogente), ma nondimeno l'affermazione del principio è molto importante e sperabilmente fruttuosa nel medio-lungo periodo.

3) Confermate, purtroppo, le restrizioni in merito ai riti non romani e alle ordinazioni in vetus ordo.

4) Nel preambolo si fa riferimento alle relazioni inviate dall'episcopato mondiale dopo i tre anni di applicazione del motu proprio.

5) Ma soprattutto, e questo come sapete è l'archivolto di tutto il sistema, è espressamente regolato il meccanismo giuridico per ottenere l'applicazione del motu proprio. L'art. 7 del motu proprio sancisce già ora: "Se un gruppo di fedeli laici fra quelli di cui all'art. 5 § 1 non abbia ottenuto soddisfazione alle sue richieste da parte del parroco, ne informi il Vescovo diocesano. Il Vescovo è vivamente pregato di esaudire il loro desiderio. Se egli non vuole [la prima versione del testo diceva: "può"] provvedere per tale celebrazione, la cosa venga riferita alla Commissione Pontificia Ecclesia Dei''. Questo debole "ad Pontificiam Commissionem Ecclesia Dei referatur" diventa ora un vero e proprio ricorso amministrativo alla Commissione, che deciderà quindi in via gerarchica rispetto alla decisione del vescovo, con pieno effetto cogente (almeno de iure; poi de facto, speriamo bene). Contro il provvedimento dell'Ecclesia Dei, è prevista espressamente impugnazione al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. C'è, quindi, una compiuta giurisdizionalizzazione della procedura che trova consacrazione in questo finale potere di ricorso alla "Corte di Cassazione" vaticana (la Segnatura). Il che è un'evidente consacrazione del fatto che il motu proprio garantisce veri e propri "diritti". Certo, vien da pensare a come un gruppo, che so, di fedeli filippini potrebbe resistere ad una "guerra giudiziaria" che un vescovo particolarmente refrattario volesse portare fino alla fine; ma qui starà a noi tradizionalisti, magari sotto l'egida di enti di antica tradizione come Una Voce Internationalis, organizzare reti di aiuto e consulenza giuridica.

Altri aggiornamenti seguiranno.

                                                                                           Enrico

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